Una nuova tegola si abbatte
sull'Autorità portuale e a rischiare è anche l'ex presidente
Paolo Emilio Signorini, finito il 7 maggio in carcere
nell'inchiesta per corruzione che ha coinvolto anche Giovanni
Toti: potrebbe infatti finire nel registro degli indagati della
procura dove ci sono già 8 nomi, tra appartenenti alla Regione e
all'Authority, nell'inchiesta sui dragaggi in porto e nel canale
di calma antistante la diga foranea di Sestri Ponente. Sulla
vicenda indaga la pm Eugenia Menichetti insieme alla collega
Monica Abbatecola della Direzione distrettuale antimafia. I
reati contestati sono traffico illecito di rifiuti e una serie
di violazioni in materia ambientale.
I lavori finiti nel mirino della procura servirebbero a
consentire l'ingresso e l'attracco di navi di grande stazza. Il
materiale sarebbe stato caricato dalle ditte appaltatrici su
bettoline e scaricato nel bacino di Sestri Ponente. Una pratica
che, secondo gli inquirenti, doveva essere autorizzata dal
Ministero e non solo dalla Regione. Nei mesi scorsi era stato
sentito in procura come persona informata dei fatti anche
l'assessore regionale Giacomo Giampedrone. Mentre nei giorni
scorsi sono stati convocati due funzionari regionali in qualità
di indagati. A rischiare di finire nel registro è anche
Signorini perché la procura sta risalendo a tutta la catena di
dirigenti e funzionari che hanno firmato le autorizzazioni alle
operazioni. Le pm vogliono anche capire se il materiale doveva
essere considerato o meno un rifiuto e così essere sottoposto ad
analisi chimiche e tossicologiche prime del riutilizzo. Cosa che
non sarebbe stata fatta per ridurre i tempi e i costi. La
vicenda era stata denunciata da due consiglieri regionali di
opposizione.
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