"Personalmente non sapevo di
corruttele in porto, ma era una voce comune che mi veniva
riferita da Aponte, Catani e Carozzi". A dirlo, come emerge
dalle carte dell'inchiesta per corruzione che ha portato agli
arresti domiciliari del presidente della Liguria Giovanni Toti,
è stato il manager Alfonso Lavarello, sentito dai pm come
persona informata dei fatti.
Lavarello è stato il mediatore tra Aldo Spinelli (ai
domiciliari anche lui dal 7 maggio) e l'armatore Gianluigi
Aponte per il rinnovo della concessione di 30 anni del terminal
Rinfuse. Dopo vari pressing, secondo l'accusa, da parte di Toti,
Signorini e il sindaco Marco Bucci sui membri del comitato, la
delibera viene approvata. Ma viene inserita, a giochi fatti,
nell'atto di concessione una ulteriore clausola che consentiva
una possibilità di "revisione" in caso di una alterazione nella
composizione dei traffici merceologici dei traffici o di
interventi infrastrutturali (la diga, in pratica). Lavarello ai
pm ha spiegato "di non averlo saputo all'epoca ma di averlo
appreso solo recentemente dai giornali. Io non ho mai letto
l'atto di concessione".
I pm gli hanno anche chiesto conto di alcune telefonate di
fuoco che fece all'allora presidente dell'autorità portuale
Paolo Emilio Signorini (anche lui ai domiciliari dopo oltre due
mesi di carcere) sull'occupazione abusiva dell'ex aree Enel da
parte di Spinelli. In quelle telefonate diceva che Ginevra (il
gruppo Msc ha sede nella città svizzera, ndr) aveva un "dossier
con tanto di foto fatte dai droni". "Non c'era alcun dossier. Io
volevo fare presente a Signorini che era in corso una
occupazione abusiva da parte di Spinelli, che era una cosa alla
luce del sole e che era bene che l'Autorità prendesse un
provvedimento".
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