"Sul Premio Tenco dovremmo
collaborare tutti e abbassare i toni. Le polemiche nate dal caso
Piotta sono state lesive nei confronti della nostra
associazione, che da sempre si spende per la difesa della
canzone d'autore. Spero che tutto ciò non sia servito
all'artista solo per farsi pubblicità". Stefano Senardi, una
vita nella musica come produttore discografico, è membro del
consiglio direttivo del Club Tenco da quasi vent'anni. È lui a
voler precisare, dopo giorni di botta e risposta via comunicati
e azioni legali con Piotta, la posizione del Club.
Tutto è nato dopo l'esclusione dalla cinquina finale del
Premio, sezione Miglior Album in dialetto, di Na Notte Infame,
perché non considerato effettivamente in dialetto almeno per il
50%. Con successiva contestazione dell'artista romano che si è
rivolto al suo avvocato, diffidando il Premio - in programma il
17, 18 e 19 ottobre al teatro Ariston di Sanremo - e chiedendo
l'accesso agli atti e la sospensione dell'assegnazione del
riconoscimento e definendo "irragionevole, pretestuosa e anche
incongrua da un punto di vista artistico".
"Non saremmo mai ricorsi alle vie legali - spiega Senardi,
rivendicando la legittimità della decisione -, se non avessimo
dovuto rispondere alla diffida. Ma la contestazione è infondata,
perché nell'album c'è una sola canzone prettamente in dialetto,
poi ci sono espressioni in romanesco, ma ce ne sono di più in
inglese. Il raddoppio delle consonanti, come usa Piotta, non può
essere considerato dialetto. Il Regolamento prevede che debba
essere in dialetto almeno per il 50%. Una deroga? Se fosse stato
almeno al 30%, ma qui siamo ancora meno". E Senardi instilla un
dubbio "maligno": "Mi viene da pensare che si sia iscritto in
quella categoria perché sarebbe stato più facile vincere. Spero
non sia così e spero che non stia cercando di farsi pubblicità.
E spiace di come sta andando, perché il Tenco avrebbe voluto
comunque invitarlo alle serate finali. Ed è un peccato che un
disco così sia stato escluso".
Per Senardi, nonostante i 50 voti raccolti tra i 300 giurati
che hanno portato Piotta nella cinquina finale, non sarebbe
stato possibile un'eccezione, né nell'accettarlo tra gli album
in dialetto né spostandolo nei migliori album in assoluto, "per
rispetto di chi ci segue, del regolamento e degli altri
partecipanti che hanno iscritto il loro lavoro nella giusta
categoria".
Sul Tenco nei giorni scorsi è piovuta anche un'altra tegola,
con Andrea Satta, nella cinquina delle migliori opere prime, che
ha chiesto di potersi ritirare perché con 30 anni di carriera
alle spalle con i Tetes de Bois, non riteneva giusto competere
con giovani artisti. "Il Premio non è un autobus, sul quale uno
sale o scende a suo piacimento - sottolinea ancora Senardi -.
Andrea Satta è un artista straordinario, con un'integrità morale
notevole, pari alla sua validità artistica. Si è fatto uno
scrupolo, ma in quella categoria sono passati altri artisti di
prima grandezza come Manuel Agnelli o Cristiano Godano. L'ho
sentito e gli ho spiegato che se si ritira in questo momento,
potrebbe portare il vincitore a pensare di aver vinto solo
perché lui se ne è andato. Non può ritirarsi, nel caso di
vittoria potrà decidere di non accettare o di non ritirare il
Premio. Le motivazioni gli fanno onore, ma non sono corrette".
Da tempo, sono tesi anche i rapporti con la famiglia Tenco.
"Siamo dispiaciuti che i rappresentanti della famiglia Tenco,
non so bene per quali motivi e sobillati da chi, abbiano deciso
di non venire più in rassegna. L'ultima volta c'era Sangiorgi
che cantava canzoni di Tenco e loro si sono commossi: una scena
che mi piacerebbe si potesse ripetere"
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