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Senardi (Club Tenco), "Piotta in cerca di pubblicità"

Senardi (Club Tenco), "Piotta in cerca di pubblicità"

"Forse iscritto ad album in dialetto perché più facile vincere"

ROMA, 07 luglio 2024, 16:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Sul Premio Tenco dovremmo collaborare tutti e abbassare i toni. Le polemiche nate dal caso Piotta sono state lesive nei confronti della nostra associazione, che da sempre si spende per la difesa della canzone d'autore. Spero che tutto ciò non sia servito all'artista solo per farsi pubblicità". Stefano Senardi, una vita nella musica come produttore discografico, è membro del consiglio direttivo del Club Tenco da quasi vent'anni. È lui a voler precisare, dopo giorni di botta e risposta via comunicati e azioni legali con Piotta, la posizione del Club.
    Tutto è nato dopo l'esclusione dalla cinquina finale del Premio, sezione Miglior Album in dialetto, di Na Notte Infame, perché non considerato effettivamente in dialetto almeno per il 50%. Con successiva contestazione dell'artista romano che si è rivolto al suo avvocato, diffidando il Premio - in programma il 17, 18 e 19 ottobre al teatro Ariston di Sanremo - e chiedendo l'accesso agli atti e la sospensione dell'assegnazione del riconoscimento e definendo "irragionevole, pretestuosa e anche incongrua da un punto di vista artistico".
    "Non saremmo mai ricorsi alle vie legali - spiega Senardi, rivendicando la legittimità della decisione -, se non avessimo dovuto rispondere alla diffida. Ma la contestazione è infondata, perché nell'album c'è una sola canzone prettamente in dialetto, poi ci sono espressioni in romanesco, ma ce ne sono di più in inglese. Il raddoppio delle consonanti, come usa Piotta, non può essere considerato dialetto. Il Regolamento prevede che debba essere in dialetto almeno per il 50%. Una deroga? Se fosse stato almeno al 30%, ma qui siamo ancora meno". E Senardi instilla un dubbio "maligno": "Mi viene da pensare che si sia iscritto in quella categoria perché sarebbe stato più facile vincere. Spero non sia così e spero che non stia cercando di farsi pubblicità.
    E spiace di come sta andando, perché il Tenco avrebbe voluto comunque invitarlo alle serate finali. Ed è un peccato che un disco così sia stato escluso".
    Per Senardi, nonostante i 50 voti raccolti tra i 300 giurati che hanno portato Piotta nella cinquina finale, non sarebbe stato possibile un'eccezione, né nell'accettarlo tra gli album in dialetto né spostandolo nei migliori album in assoluto, "per rispetto di chi ci segue, del regolamento e degli altri partecipanti che hanno iscritto il loro lavoro nella giusta categoria".
    Sul Tenco nei giorni scorsi è piovuta anche un'altra tegola, con Andrea Satta, nella cinquina delle migliori opere prime, che ha chiesto di potersi ritirare perché con 30 anni di carriera alle spalle con i Tetes de Bois, non riteneva giusto competere con giovani artisti. "Il Premio non è un autobus, sul quale uno sale o scende a suo piacimento - sottolinea ancora Senardi -.
    Andrea Satta è un artista straordinario, con un'integrità morale notevole, pari alla sua validità artistica. Si è fatto uno scrupolo, ma in quella categoria sono passati altri artisti di prima grandezza come Manuel Agnelli o Cristiano Godano. L'ho sentito e gli ho spiegato che se si ritira in questo momento, potrebbe portare il vincitore a pensare di aver vinto solo perché lui se ne è andato. Non può ritirarsi, nel caso di vittoria potrà decidere di non accettare o di non ritirare il Premio. Le motivazioni gli fanno onore, ma non sono corrette".
    Da tempo, sono tesi anche i rapporti con la famiglia Tenco.
    "Siamo dispiaciuti che i rappresentanti della famiglia Tenco, non so bene per quali motivi e sobillati da chi, abbiano deciso di non venire più in rassegna. L'ultima volta c'era Sangiorgi che cantava canzoni di Tenco e loro si sono commossi: una scena che mi piacerebbe si potesse ripetere"
   

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