Per Aldo Spinelli, l'imprenditore
portuale ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, le
erogazioni "di finanziamenti ai partiti sono una leva economica
per ottenere favori". Lo scrive il giudice per le indagini
preliminari Paola Faggioni nell'ordinanza con cui ha rigettato
la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Per il gip è
ancora concreto e attuale il rischio di reiterazione del reato.
L'inchiesta coinvolge anche il governatore della Regione Liguria
Giovanni Toti, anche lui ai domiciliari.
"In alcuni casi - si legge nell'ordinanza - Spinelli era
esplicito nel mettere in correlazione il finanziamento al
rilascio del provvedimento desiderato ("adesso il 2 per
mille…tutto il resto dopo"). In altri casi, trovava il modo di
"ricordare" a Toti l'imminenza delle elezioni o l'importanza del
finanziamento, inducendo lo stesso a chiedere esplicitamente il
contributo, facendosi così trovare pronto per ribattere con la
richiesta di intervento a proprio favore, facendo chiaramente
trasparire come il finanziamento fosse concepito come leva
economica per ottenere dei provvedimenti favorevoli e non certo
come atto di liberalità". L'anziano imprenditore, sempre secondo
il giudice, "non ha esitato a manifestare apertamente la
sistematicità del ricorso a un tale meccanismo corruttivo".
Dalle indagini è poi emerso che a un incontro tra Toti e l'ex
presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, i due
avrebbero messo i telefonini in una giacca sistemata a distanza.
Per gli investigatori sarebbe stato fatto per evitare di essere
intercettati, per l'avvocato di Toti Stefano Savi la giacca
sarebbe stata "riposta nella sedia accanto solo per non sedersi
sopra e stropicciarla".
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