"Nel 2023 c'è stata una crescita
complessivamente debole dell'economia ligure. Siamo attorno ad
un dato stimato dello 0,8%, quindi sicuramente in rallentamento
rispetto all'anno precedente, ma in linea con la tendenza del
dato nazionale". Raffaella Di Donato, direttore della sede di
Genova della Banca d'Italia riassume così l'andamento
dell'economia regionale presentando il tradizionale rapporto
annuale. E le attese degli operatori per i prossimi mesi sono
molto prudenti, considerata l'incertezza legata soprattutto
all'evoluzione della domanda e alle tensioni geopolitiche:
"Troppo presto per affermare se ci possa essere un'effettiva
inversione di tendenza" sottolinea Di Donato.
Per quanto riguarda i vari settori, per l'industria la
produzione è rimasta stazionaria, mentre il fatturato ha
registrato un lieve calo, stabile l'export e investimenti invece
in aumento, con le imprese che si sono attrezzate per
l'acquisto di beni strumentali. Tengono le costruzioni, ancora
in crescita, grazie alla prosecuzione del bonus fiscale, anche
se meno intensa rispetto al 2022: le ore lavorative dichiarate
alle Casse edili sono cresciute del 7,7%. Ha decelerato il
terziario, con il turismo ancora in crescita (+4% le presenze,
grazie all'incremento dei flussi stranieri mentre sono diminuiti
gli italiani). Le crociere, in forte crescita (+55%) sono
tornate sopra i livelli precedenti la pandemia. Calano invece i
traffici marittimi (-4%) e in particolare il traffico container
(-4,5%). Per quanto riguarda la redditività, oltre i quattro
quinti delle imprese liguri dell'industria e dei servizi,
secondo l'indagine della Banca d'Italia su un campione di 102
aziende, hanno conseguito un risultato economico positivo, come
nell'anno precedente.
L'occupazione è salita del 2,7%, con un riflesso positivo sul
reddito delle famiglie ma l'inflazione ancora alta, seppure in
calo, ha determinato una flessione dello 0,8% del potere
d'acquisto e i consumi sono aumentati in misura contenuta
(1,3%).
Ancora, le compravendite delle abitazioni sono calate del
9,7%. I depositi delle famiglie sono diminuiti del 5,7%, ma in
gran parte in seguito alla scelta di spostare il risparmio verso
i più redditizi titoli di stato e obbligazioni (complessivamente
+21,8%).
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