"Le carte sono tali che impongono
una lettura attenta. Una lettura che non può essere fatta in
carcere. Signorini sta abbastanza bene al di là della situazione
ha una sua tranquillità. Ha detto solo che, in una seconda fase,
potrebbe eventualmente parlare con il pubblico ministero". È
quanto ha detto l'avvocato Enrico Scopesi dopo l'interrogatorio
di Paolo Emilio Signorini, in carcere da lunedì nell'ambito
dell'inchiesta sul comitato d'affari messo in piedi dal
governatore Giovanni Toti (ai domiciliari) con alcuni
imprenditori liguri.
"Signorini ritiene di poter fornire una serie di spiegazioni
ma difficilmente lo si può fare in una situazione di
carcerazione - continua Scopesi -. Confido che si possa
risolvere e affrontare il problema della carcerazione. Perché la
priorità è adesso chiarire la misura cautelare, farlo uscire da
Marassi. Ha confermato la disponibilità di parlare eventualmente
in un secondo momento".
L' ad (sospeso) di Iren è "relativamente tranquillo nel
contesto della vicenda alluvionale che gli è capitata e rispetto
a dove si trova adesso - ha concluso Scopesi -. Gli atti sono
tali e tanti che vanno letti e verificati. È troppo presto.
Bisogna interpretarli, ma vale per tutti i casi, e ci sono
telefonate di quattro anni fa, estrapolate dai contesti, che
vanno valutate".
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