"Siamo ovviamente molto soddisfatti
del proscioglimento. Ce lo aspettavamo perché gli indizi erano
molto labili. Aspettiamo le motivazioni e la decisione del pm".
Così gli avvocati Giovanni Roffo e Susanna Martini che assistono
Annalucia Cecere dopo la sentenza di proscioglimento.
"Per noi i punti deboli dell'indagine erano chiari: gli
indizi non erano gravi, precisi e concordanti. Con le carte alla
mano abbiamo cercato di fare capire la logicità della linea
difensiva mentre la linea dell'accusa aveva incongruenze
profonde", hanno continuato. "Il bottone era simile ma non
uguale e francamente non vedo quali novità potessero emergente a
seguito di consulenze. Lei ha sempre sostenuto la sua totale
estraneità. Non è stata per tutti questi anni una situazione
piacevole".
Secondo la procura, invece, il commercialista avrebbe detto
che quella mattina era sceso in studio solo qualche minuto dopo
le 9:10 ma risulta "invece provato il suo accesso in studio
prima delle 9 e la conoscenza della identità dell'autrice della
aggressione". Inoltre avrebbe mentito sulla sua conoscenza con
la Cecere dichiarando "di non aver avuto alcuna relazione, ma
solo una occasionale frequentazione, e che la donna non era mai
andata in studio, eccetto che in una sola occasione - qualche
giorno prima dell'omicidio - in cui l'aveva ricevuta la
segretaria Nada Cella".
Il castello di bugie, secondo gli inquirenti, riguarderebbe
anche la telefonata di una amica "ricevuta lo stesso giorno
dell'omicidio (con la richiesta di intercedere per il posto di
lavoro di Nada) e in merito alla telefonata ricevuta
personalmente il giorno in cui la stessa Cecere subì una
perquisizione ("non sono mai stata innamorata, anzi mi fai
schifo"), ometteva di fornire informazioni utili (asserendo solo
di aver considerato la persona della Cecere "figura non
importante"). E poi dichiarava "di non essersi accorto di quanto
accaduto alla segretaria e di aver inizialmente pensato ad un
malore o a un urto accidentale su qualche spigolo".
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