"La catena logistica si trova
ancora una volta davanti ad uno shock inatteso che rischia di
avere conseguenze a medio-lungo termine sui traffici via mare e
che riguarda ancora una volta il canale di Suez, considerato il
quarto choke point al mondo". Lo ha detto Alessandro Pitto,
presidente della Federazione nazionale imprese di spedizioni
Internazionali (Fedespedi) a margine dell'evento 'Shipping,
Logistic & Intermodal Forum' organizzato da Telenord e The
International Propeller Club in corso a Rapallo (Genova).
"Da qui - spiega Pitto - passa infatti il 12% del commercio
internazionale, il 10% del petrolio, l'8% di gas naturale.
Difficile stimare quanto potranno crescere i noli, ma l'impatto
in termini di costi di trasporto ci sarà: secondo le previsioni
del centro studi Fedespedi, considerando il solo costo del
carburante, il passaggio per il Capo di Buona Speranza in
alternativa al Canale di Suez ha una maggiorazione di costo
compresa fra i 650 mila e 1 milione di dollari americani".
Secondo le ultime stime che considerano il costo del bunker,
infatti, i costi di gestione e la tassa per il transito a Suez,
il passaggio per il Capo di Buona Speranza ha un costo di circa
4.3 milioni di dollari, circa 1 milione in più rispetto al
passaggio per il Canale di Suez (3.28 milioni di dollari).
Questa ulteriore crisi, prosegue Pitto "evidenzia come le
catene logistiche debbano organizzarsi in ottica di resilienza e
minimizzazione dei rischi, puntando su vie di approvvigionamento
alternative e sull'ampliamento delle riserve a magazzino. Il
messaggio che mi preme veicolare è che le imprese di spedizioni
come sempre sono al fianco degli operatori del commercio
internazionale e, proprio in queste situazioni di criticità ed
emergenza, sono in grado di affiancare le imprese per valutare e
proporre soluzioni per contenere disservizi e ritardi".
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