"Questa mentalità continua a
essere proposta come se fosse una cosa buona, come se fosse un
diritto e non è né l'una né l'altra cosa. Non è una cosa buona
la morte, non è un diritto disporre della propria vita, perché
né noi stessi né gli altri possiamo essere padroni della nostra
vita. Ma soprattutto è un modo, anche abbastanza subdolo, di
tentare di allargare sempre di più una strada". Lo ha detto in
un video pubblicato sul sito della Diocesi il vescovo di
Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, che interviene sull'iter
di approvazione delle norme sul suicidio medicalmente assistito
che si è verificato nei giorni scorsi nella regione Veneto.
"Fortunatamente, dico subito, non andato in porto - aggiunge
il prelato -. Il caso che si è verificato recentemente in Veneto
è uno dei tanti segnali che deve indurci a una riflessione più
attenta a queste tematiche. Vero è che il Veneto non avrebbe
fatto qualcosa di avulso, purtroppo, da premesse negative che
già esistono nella nostra legislazione italiana: penso alle
dichiarazioni anticipate di trattamento, le famose Dat, e penso
alla sentenza della Corte Costituzionale che in qualche modo
introduce una possibilità di suicidio medicalmente assistito".
Secondo Suetta, dunque "nessuno legittimamente può disporre
della propria vita o della vita altrui. E la società giusta non
è quella che consente a ciascuno di fare quello che vuole, ma è
la società che riconosce il bene comune, lo propone e lo tutela
per tutti".
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