Va in scena venerdì sera al Carlo Felice (ore 20), "Madama Butterfly" di Puccini. Sul podio salirà Fabio Luisi, alla sua prima direzione pucciniana in un teatro italiano. L'allestimento è stato acquisito dalla Fondazione genovese dalla Scala. Regia e scene portano la firma di Alvis Hermanis. Il cast vede nel ruolo della protagonista Lianna Haroutounian. Al suo fianco Fabio Sartori sarà Pinkerton.
Completano la compagnia di canto Manuela Custer (Suzuki), Vladimir Stoyanov (Sharpless), Didier Pieri (Goro), Alena Sautier (Kate), Paolo Orecchia (il principe Yamadori), Luciano Leoni (lo zio Bonzo) e Claudio Ottino (il Commissario Imperiale). L'opera, con la quale il Carlo Felice avvierà le celebrazioni nel primo centenario della morte di Puccini, sarà replicata sabato 20, domenica 21, venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 gennaio.
"Ho diretto tanto teatro italiano in giro per il mondo e nel mio Paese - ha detto Luisi - ma curiosamente non mi è mai capitato di dirigere in Italia Puccini, per cui questa 'Madama Butterfly' segna il mio 'debutto'".
L'INTERVISTA/Luisi, Puccini? su di lui troppo snobismo
Grande direttore dirige per la prima volta in Italia 'Butterfly'
"Ho diretto tanto teatro italiano in giro per il mondo e nel mio Paese ma curiosamente non mi è mai capitato di dirigere in Italia Puccini, per cui questa 'Madama Butterfly' segna il mio 'debutto'". Lo ha detto all'ANSA Fabio Luisi, il grande direttore genovese, direttore principale a Tokyo, a Copenhagen e a Dallas, che venerdì sera salirà sul podio del teatro Carlo Felice di Genova per proporre 'Madama Butterfly' con la regia di Alvis Hermanis, l'allestimento acquistato dalla Scala di Milano e Lianna Haroutounian e Fabio Sartori nei ruoli principali. "Certe celebrazioni dovrebbero essere abolite - ha detto Luisi rispondendo a una domanda sul 2024 anno del centenario della morte di Puccini -. Puccini è ben conosciuto e amatissimo, non ha bisogno di essere celebrato. Il suo teatro è regolarmente in scena. Piuttosto si registra un certo snobismo nei suoi confronti da parte di qualche musicologo e anche di qualche direttore autorevole. Atteggiamenti che non condivido". Puccini "sa sempre andare al cuore di una scena - ha detto ancora Luisi - e in lui la musica è strettamente legata alla drammaturgia, è un tutt'uno che lo rende grande uomo di teatro. I difetti ce li mettiamo noi interpreti ad esempio esagerando con le sdolcinature…". Luisi si è dedicato in maniera particolare al periodo musicale fra Ottocento e primo Novecento, affrontando autori come Strauss, Mahler, Bruckner. Puccini ha risentito di quel che si respirava in quegli anni in Europa? "Tantissimo. Nelle sue partiture si avverte un'attenzione continua a quel che accade al di fuori dell'Italia, pensiamo a Debussy. E se poi seguiamo il passaggio dalla 'Rondine' a 'Turandot', lì è evidente il percorso che da atmosfere quasi operettistiche, leggere, lo porta verso atteggiamenti espressionistici. Ci si può chiedere cosa mai avrebbe potuto fare dopo 'Turandot'". Secondo Luisi, Puccini non sarebbe stato d'accordo con il trionfo finale dell'amore tra Calaf e Turandot. "Assolutamente no, altrimenti avrebbe avuto tutto il tempo per concludere l'opera. Il lieto fine così improvviso strideva con la sua visione del teatro e quindi ha lasciato la partitura incompiuta. Fra i finali che sono stati realizzati il migliore è il secondo di Alfano ma quando anni fa diressi l'opera a Dresda, decidemmo di concluderla con la morte di Liù, quindi nel punto in cui Puccini si era fermato. Una bella soluzione, lascia aperta la storia".
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