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Sequestrati beni per 2 milioni a tre famiglie nomadi

Compivano furti, rapine e truffe da 10 anni

Sequestrati beni per 2 milioni a tre famiglie nomadi

Operazione della Guardia di finanza e dei carabinieri a Spezia

LA SPEZIA, 28 ottobre 2021, 08:34

Redazione ANSA

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Beni sequestrati a nomadi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Beni sequestrati a nomadi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Beni sequestrati a nomadi - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Due milioni di euro. È il valore dei beni sequestrati a tre nuclei familiari di nomadi di etnia sinti, ritenuti socialmente pericolosi in quanto responsabili di reati avvenuti negli ultimi dieci anni. I militari del Comandi provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza della Spezia hanno eseguito tre provvedimenti di misure di prevenzione patrimoniali a carico delle tre famiglie che agivano tra Sarzana, Lerici e Genova. L'operazione, denominata 'Settimo comandamento' è stata coordinata dal procuratore della Spezia Antonio Patrono. Sono stati sequestrati 13 fabbricati, 18 terreni, autoveicoli, autocaravan, titoli, conti correnti e libretti postali, tutti beni che saranno gestiti dall'Amministratore giudiziario. I componenti delle tre famiglie sinti, insediatisi da anni nello spezzino, hanno profili criminali da generare allarme sociale e hanno precedenti per furto, truffa, rapina. Secondo gli investigatori i tre nuclei familiari sono ritenuti "parte di un'associazione più ampia di nomadi che, in concorso tra loro e in maniera metodica e continuata, erano dediti da anni a compiere truffe, furti, rapine e ricettazione. L'operazione aveva portato nell'ottobre 2020 all'esecuzione di un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 15 persone e successivamente alla condanna di molti imputati per associazione a delinquere, furto e altri reati. I finanzieri avevano sviluppato approfondite indagini di natura patrimoniale nei confronti di queste persone e di imprese di cui risultavano proprietari o soci scoprendo una sproporzione tra il profilo patrimoniale e quello reddituale. Le attività investigative hanno consentito alla Procura di poter disporre degli elementi sulla pericolosità sociale, storica ed attuale, dei soggetti, tali da poter chiedere l'applicazione del "Codice Antimafia". I Giudici genovesi, riconosciuta la pericolosità sociale del gruppo e in considerazione del fatto che verosimilmente queste persone vivevano anche in parte con i proventi di attività illecite, hanno disposto il sequestro preventivo dei beni propedeutico alla successiva confisca di beni mobili ed immobili per circa 2 milioni di euro.
   

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