C'era anche Zerocalcare, a
Genova in questi giorni per il Ventennale del G8, al presidio
organizzato in porto dal Collettivo autonomo lavoratori portuali
(Calp) sotto palazzo San Giorgio nel giorno nell'arrivo di una
nave della flotta Bahri carica di armi destinate alla guerra
nello Yemen. Obiettivo è consegnare all'Autorità portuale di
sistema due lettere: "Una anche ad Asl e ispettorato del lavoro
perchè il transito di queste navi rappresenta un problema per la
sicurezza del lavoratori - spiega José Nivoi -. Nell'ultimo
attracco la nave aveva 12 container di esplosivi e venivano
movimentate altre merci. La seconda lettera chiede
l'applicazione della legge 185 sul divieto di esportazione e
vendita di armi".
"Se a livello sindacale ci possiamo sentire un po' soli -
aggiunge Riccardo Rudino - sappiamo che i lavoratori del porto
di Genova capiscono il senso di questa lotta che non è solo
contro il traffico d'armi. In un porto strategico come questo ci
devono essere regole anche etiche da rispettate, oltre alle
norme sulla sicurezza dei lavoratori".
"La notizia del blocco della nave delle armi era arrivata
anche a Roma - ricorda Zerocalcare con indosso la maglietta del
Calp - e occupandomi spesso di scenari mediorientali e teatri di
guerra mi stava particolarmente a cuore quindi ho pensato
importante venire. Che poi non dovremmo neppure essere qui
perché semplicemente ci dovrebbe essere l'applicazione della
legge che vieta l'esportazione di armi".
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