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Gdf scopre furbetti buoni spesa

covid

Gdf scopre furbetti buoni spesa

In 23 hanno nascosto risparmi e lavori o indicato troppi parenti

GENOVA, 23 aprile 2021, 09:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per ottenere i buoni spesa covid hanno dichiarato di non avere neppure i soldi per mangiare, invece avevano risparmi, lavori come titolari di negozi o dipendenti, famiglie meno numerose di quanto dichiarato. In 23 sono stati scoperti dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Savona, nell'ambito dei controlli nei confronti dei soggetti percettori dei "Bonus Spesa Covid-19". I 23 si aggiungono ad altri 137 già individuati ad inizio anno sempre in provincia di Savona. Anche loro avevano ottenuto indebitamente il beneficio dichiarando di trovarsi in condizioni di difficoltà economica di indigenza tali da non consentire nemmeno il minimale approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità.
    Dall'esame di oltre 6 mila istanze acquisite dai finanzieri delle Compagnie di Savona ed Albenga e dalle Tenenze di Finale Ligure e Cairo Montenotte, presso diversi comuni, per un ammontare che supera il milione di euro, sono emerse diverse irregolarità. In un caso, un uomo ha omesso di dichiarare che la propria moglie era titolare di un esercizio commerciale in Alassio. Una donna, loro congiunta, ha invece omesso di dichiarare di essere dipendente della medesima ditta individuale. Una persona di Loano ha indicato un nucleo familiare più numeroso rispetto a quello reale, ottenendo così un contributo superiore a quello spettante. Quattro persone residenti in Valbormida hanno invece omesso di dichiarare il possesso di depositi bancari/postali rispettivamente per 15 mila euro, 20 mila euro, 40 mila euro e 57 mila euro, elementi che avrebbero impedito loro l'accesso al "bonus spesa".
    Numerosi, poi, i casi in cui i richiedenti sono risultati già beneficiari di reddito di cittadinanza o altre prestazioni sociali agevolate erogate da Enti pubblici. A tutti è stata contestata l'indebita percezione di erogazioni pubbliche, che prevede una sanzione amministrativa da un minimo di € 5.164 ad un massimo di € 25.822. I trasgressori sono stati inoltre segnalati agli Enti Comunali erogatori, per il recupero delle somme indebitamente percepite. 

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