"Non avrebbe avuto senso un festival
solo incentrato sulla musica, dimenticando quello che da ormai
un anno c'è fuori. Per me sarebbe stato più ingiusto fare finta
di niente". Willie Peyote è l'unico cantante in gara al festival
di Sanremo, con il brano Mai dire mai (la locura), a portare sul
palco dell'Ariston la pandemia, i teatri chiusi, insieme a una
critica per niente velata alle major, alla ricerca spasmodica
dei like, all'approccio alla musica e alla cultura in generale.
"Non posso prescindere dalla realtà che mi circonda, parto dal
fuori, mai dal dentro - racconta l'artista, tra i preferiti dei
bookmaker -. Ho amici e colleghi che sono andati a lavorare al
supermercato, quando è dimostrato che i teatri sono più sicuri
dei ristoranti. C'è tanta confusione ed è un peccato che il
festival non sia stato utilizzato come una vera prova per una
ripartenza. Ci si è persi in beghe da cortile".
Il rapper racconta di non aver mai bussato alla porta del
festival "anzi, è stato il festival a cercare me in passato
negli ultimi tre anni. Quest'anno ho accettato proprio perché è
questo anno qui, per quello che c'è fuori, perché è l'unico
palco che suona. Altrimenti sarei stato in tour".
Per la serata delle cover duetterà con Samuele Bersani in
Giudizi Universali. "Per una sera mi prendo una pausa dal ruolo
di grillo parlante. Forse cantare con Samuele mi dà più
soggezione del festival stesso". Ma il timore più grande,
ammette, è quello di "essere frainteso e di finire in pasto a
gente che attacca senza conoscermi. Non voglio che si pensi che
mi sono messo su un piedistallo per giudicare gli altri".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA