La musica, inizialmente, doveva
essere il piano B. "Da piccolo volevo fare il regista, mi ha
fermato un no alla scuola di cinematografia", racconta Avincola
(Simone, il nome all'anagrafe), che ora con il piano B si
ritrova al Festival di Sanremo, in gara tra i Giovani, con il
brano Goal!. "Ma continuo a raccontare le canzoni come fossero
scene di un film", spiega il cantautore, nato a Roma 34 anni fa.
L'Ariston gli era sfuggito per un soffio già l'anno scorso,
finalista a Sanremo Giovani, e ci aveva provato anche qualche
anno prima senza successo. "E' come andare ai Mondiali, dal
festival sono passati i più grandi artisti. In più è un
privilegio pazzesco, in particolare in questo preciso momento
storico, poter essere su un palco".
Il brano che porta in gara, rappresenta un po' la summa del
suo percorso: una rivincita, un goal che arriva al novantesimo
minuto, quando tutto sembra finito e la partita persa. "E' la
visione di un panchinaro. Tutti, almeno una volta nella vita, ci
siamo ritrovati a essere dei panchinari e a guardare gli altri
giocare - racconta l'artista romano da parte di padre, catalano
da parte di madre, che a 10 anni ha iniziato a suonare la
chitarra in mano e a 16 a scrivere canzoni -. La metafora della
mia canzone è l'idea che prima o poi ci si possa ritrovare
inaspettatamente a entrare in campo al novantesimo minuto per
giocare la propria partita e, magari, capovolgere il risultato".
Tre tentativi a Sanremo, ma nessuno nei talent. "Non ho
niente contro chi va ai talent, ma per come sono cresciuto, ho
sempre puntato più sul contenuto della canzone: non ho mai
studiato da cantante, sono interprete di me stesso".
L'obiettivo, come per molti nella sua stessa situazione, è di
far diventare la musica un lavoro a tempo pieno. "Oltre a
cantare le mie canzoni, mi piacerebbe scrivere anche per altri.
Penso a Luca Carboni, e il sogno irraggiungibile sarebbe Vasco".
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