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Stradella conquista il Carlo Felice di Genova

Stradella conquista il Carlo Felice di Genova

Applausi calorosi per spettacolo inaugurale stagione lirica

GENOVA, 02 ottobre 2020, 10:54

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Applausi calorosi, il 1 ottobre, al Carlo Felice per lo spettacolo inaugurale della nuova stagione lirica genovese che ha presentato "Il Trespolo tutore", dramma giocoso che Alessandro Stradella mise in scena per la prima volta proprio a Genova nel 1679 nell'allora unico palcoscenico cittadino, il Teatro del Falcone.
    Proprio la scelta di un'opera così poco conosciuta aveva suscitato qualche perplessità circa la possibile reazione del pubblico. I timori si sono dissolti durante lo spettacolo. Se infatti la prima parte è scivolata via senza particolare reazioni con un solo applauso convinto al calar del sipario, nella seconda parte gli applausi a scena aperta sono stati numerosi, segno che gli spettatori, ormai entrati nel clima musicale stradelliano, hanno cominciato ad apprezzarlo e ad apprezzare soprattutto la bravura dei cantanti.
    L'opera si basa su un libretto che il poeta Cosimo Villifranchi trasse da una commedia scritta da G.B.Ricciardi. Un libretto molto interessante e "moderno", con un linguaggio anche licenzioso e una narrazione che non esclude neppure un matrimonio fra due donne.
    Trespolo dunque è un tutore. L'aggiunta dell'aggettivo "balordo" nella successiva edizione bolognese dell'opera la dice lunga sulla sua dabbenaggine. La sua pupilla è Artemisia che di Trespolo è innamorata. Si crea un intreccio alquanto intricato fra innamoramenti, personaggi che impazziscono e personaggi che ritrovano la ragione. Protagonisti, Trespolo, la pupilla Artemisia, i fratelli Nino e Ciro, la balia Simona e sua figlia Despina. Il discorso musicale di Stradella si sviluppa essenzialmente attraverso un recitativo secco interrotto da momenti più lirici (arie) e da duetti. Come era prassi all'epoca voci maschili cantano ruoli femminili e viceversa: non va dimenticato che il teatro barocco fece ampio ricorso alle voci innaturali dei castrati.
    L'allestimento genovese si basava sulla regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi che, avvalendosi dell'impianto scenico di Leila Fleita, hanno optato per una lettura atemporale.
   

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