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Libia: Pollicardo è a casa, accolto da applausi. "Penso a colleghi che non ci sono più"

Poche parole prima di entrare in casa: "Non auguro a nessuno di passare ciò che abbiamo passato, erano criminali"

Accolto da una piccola folla di amici, parenti e vicini di casa, Gino Pollicardo è tornato questa sera a casa, nel borgo di Monterosso, alle Cinque Terre, dopo sette mesi di prigionia in Libia. Il tecnico, proveniente in auto da Roma, era accompagnato dalla famiglia, che stamani all'alba lo ha accolto all'aeroporto di Ciampino: la moglie Ema, i figli Gino junior e Jasmine, i nipoti Gino e Denise Delmedico. 

La piccola folla ha applaudito Gino davanti al cortile della palazzina rossa dove Pollicardo vive al secondo piano e dove sono appesi striscioni di bentornato. Grande la commozione per il tecnico ligure, che solo questa sera ha potuto riabbracciare anche la sorella Ivana e il papà Antonio, detto Pino, rimasti a casa. Presenti anche il vicesindaco di Monterosso, Emiliana Cavallo, e alcuni consiglieri comunali.

"Non auguro a nessuno quanto abbiamo passato in questi mesi, eravamo in mano a dei criminali non a delle bande armate", ha detto arrivando a casa. Il tecnico si è fermato a parlare brevemente con i cronisti sotto casa ed ha avuto subito un pensiero per i due colleghi uccisi. "Non posso non rivolgere un pensiero ai miei due colleghi che non ci sono più". "Ringrazio il Signore e la Madonna di Soviore. Scusate ora devo andare, ho un padre e una sorella che mi aspettano"
   

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