A tradire Stefano Marchi, il
superlatitante genovese arrestato ieri sull'isola di Majo a Capo
Verde dalla polizia, sono stati i soldi che i suoi familiari gli
inviavano dall'Italia per le spese di ordinaria amministrazione.
Erano la mamma e il fratello che con cadenza quasi mensile
mandavano piccole somme di denaro.
Non solo. Nel 2011 gli agenti di polizia lo avevano
localizzato una prima volta,sempre nell'arcipelago di Capo
Verde, grazie a una intercettazione dove spiegava alla madre di
avere fatto spostare alcune piante di aloe perché le radici
stavano rompendo il muretto di cinta della villa dove si era
rifugiato. ''Le ha fatte mettere dal lato mare e dal lato
polizia'', facendo così intuire il luogo dove si trovava. Ma
subito dopo aveva cambiato residenza, facendo perdere di nuovo
le tracce.
Marchi, che deve scontare una pena definitiva a 19 anni e 11
mesi, secondo l'accusa farebbe parte di una associazione
criminale, composta da italiani e sudamericani, che importava
cocaina dalla Colombia facendola arrivare prima in Europa e poi
a Genova e nel Tigullio.
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