Basta abiti rosa, le principesse scelgono i colori
Da un libro per bambini l'educazione contro stereotipi e discriminazioni
di Mila Onder
(ANSA) - Non ne potete più delle scarpette di cristallo e paillettes (col tacco anche per le bambine di 4 anni), delle chiome fluenti, dei lustrini, degli abiti gonfi e delle coroncine? Vorreste offrire alle vostre figlie - e ai vostri figli - un'immagine alternativa di bambina, ragazza, donna? Un alleato contro lo strapotere delle principesse rosa ora c'è. Un libro, un semplice libro, di una grazia e di un'intelligenza rara. Una ventina di pagine di parole e illustrazioni dedicate ai bambini in cui già il titolo dice tutto: "C'è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa?".
La protagonista è Carlotta, una principessa obbligata da mamma e papà, da fate madrine, principi ovviamente azzurri e consiglieri reali a vestirsi categoricamente ed esclusivamente di rosa, così come impongono tradizione e convenzioni, a non uscire da palazzo, a non correre e a non saltare per non ammalarsi, per non compromettere la propria delicatezza e per non rovinare i suoi preziosi vestiti di seta. Ma Carlotta ha altro per la testa, ha il rosso, il verde e il violetto, ha giochi e viaggi e si chiede perché nel mondo non esistano principesse astronome o chef, alla ricerca di tesori o a caccia di draghi. Un vero dilemma non solo per lei ma per tutti coloro che la circondano.
Perché gli stereotipi, i luoghi comuni, i preconcetti in cui tutti siamo immersi sono difficili da ribaltare e scardinare, difficili anche solo da mettere in discussione. Ci vuole un bambino spesso per farlo. E "C'è qualcosa di più noioso di essere una principessa rosa?" dà ad ogni bambino e ad ogni genitore strumenti e spunti adatti.
Il libro è edito da Settenove, casa editrice nata a settembre scorso (per opera - caso vuole - proprio di una donna innovatrice e contemporanea), ma che in fatto di lotta alla violenza di genere, di impegno contro la discriminazione, contrasto agli ostacoli culturali, nuovi linguaggi e pari opportunità sa già qualcosa. Anche il momento della nascita di un bambino, classicamente visto come espressione massima della maternità, è trattato dal punto di vista opposto, quello del papà. Nei libri di Settenove infatti "Papà aspetta un bimbo", non solo mamma, e non sta più nella pelle dalla gioia, dall'entusiasmo, dalla voglia di contribuire. C'è la camera da rinfrescare, le commissioni da fare, le visite da seguire, le filastrocche da imparare, la casa da sistemare. Per una volta si entra nei pensieri, nelle aspettative e nelle preoccupazioni dei padri, del resto sempre più coinvolti e presenti nella vita dei figli a qualsiasi età, ribaltando anche in questo caso lo stereotipo di una famiglia basata su ruoli unici e fissi.
"Contro la discriminazione e per il rispetto dei diritti il nostro obiettivo - spiega la fondatrice, direttrice e unica redattrice Monica Martinelli - è la prevenzione e il metodo di prevenzione più efficace è parlare ai bambini, sia attraverso libri di rottura come la principessa rosa sia attraverso modelli alternativi come quelli offerti da June e Lea". "June e Lea" è il terzo libro della collana, la storia di due sorelle di 6-7 anni, simili e complici. Il passaggio tra l'infanzia e l'adolescenza le porterà a separarsi per poi rincontrarsi in futuro. "La cosa che colpisce delle due bambine - spiega ancora Martinelli - è che quando parlano del loro futuro le sorelle si prospettano qualsiasi possibilità: diventare veterinarie, esploratrici, pittrici, musiciste, nuotatrici subaquee, trapezziste e persino domatrici di leoni. E i genitori danno per scontato che possano farlo, semplicemente, a dispetto di categorie, mestieri e destini che sembrano sempre gli stessi, fare la maestra, l'insegnante o la preside. Lo stesso vale per un bambino: ci si aspetta di solito che sia vivace, coraggioso e forte. Ma un bambino può avere anche paura