Giovanni Falcone: Da Hanoi a Palermo per dire no a mafia
Anche giovane Vietnam in corteo con amiche francese e portoghese
23 maggio, 18:41"I miei amici mi hanno detto 'Stai per andare a Palermo? Preparati, vai nella terra della mafia'. Al mio ritorno, invece, potrò dire loro che sono stato nella terra dell'antimafia". Do Minh Duc è un giovane vietnamita di 31 anni che ha partecipato per la prima volta al corteo in memoria delle vittime delle stragi di mafia del 1992. Ad Hanoi, da dove viene, coordina dei campi di volontariato. "In realtà di mafia ne sa molto più di me" ammette Anna Ott-haiville, francese 25enne che coordina il servizio di volontariato internazionale a Bruxelles. Con loro c'è anche Vera Lucas, 27enne portoghese che da qualche mese lavora in Italia con Informagiovani.
I tre sono a Palermo da quasi dieci giorni grazie a Informagiovani e Fondazione Falcone. "Non sappiamo cosa aspettarci dal corteo di questo pomeriggio - dicono - ma siamo sorpresi di vedere quanta gente sia qui per urlare il proprio no alla mafia, e molto curiosi di capire cosa succederà a Palermo". Ciascuno di loro ha una cultura di riferimento e una conoscenza diversa della criminalità organizzata, ma su una cosa sono d'accordo: "L'antimafia è un po' troppo complicata da spiegare ai nostri amici".
Do Minh spiega che in Vietnam hanno un'idea un po' romantica e leggendaria di cosa nostra dovuta al film Il padrino: "Prima che io partissi erano un po' preoccupati per la mia sicurezza - dice - nel nostro Paese dieci anni fa c'erano dei piccoli gruppi mafiosi che sono quasi tutti spariti o si sono trasformati in altri gruppi criminali. Io ho letto spesso della mafia siciliana sui giornali, ho visto una serie tv su Giovanni Falcone e a leggere il lungo elenco delle vittime nella piazza della memoria del tribunale di Palermo sono rimasto colpito, non ci trovo nulla di romantico, la mafia è un crimine. Persino mia madre è rimasta molto sorpresa dai miei racconti, per lei Corleone era il regno del padrino, non la città della riscossa". "Oggi tutti gridano il loro no a cosa nostra - dice Anna, che in Francia ha letto Gomorra di Roberto Saviano - ma in realtà ho notato che quando qui si parla di mafia si tende ad abbassare la voce. Dopo un po' mi sono accorta che in Sicilia ci sono due anime in contraddizione tra loro, quella che protesta con coraggio, e una parte che preferisce pagare il pizzo e ha paura persino a mettere l'adesivo di Addiopizzo sulla propria vetrina". Anna si dice anche stupita di come siano quasi "tollerati i parcheggiatori abusivi". "Quanto coraggio in Falcone, Borsellino e Impastato", dice invece Do Minh che è stato anche a Cinisi. A mostrare ai due amici il "ventre" di Palermo è stata Vera, portoghese, che ha fatto conoscere loro i mercati storici del Capo e della Vucciria. "Vogliamo mantenere una mente aperta, lontano dagli stereotipi, senza negarci le cose brutte che possiamo vedere in giro", spiega, "ma davvero non ci aspettavamo tutta questa gente in piazza. Nessuno di noi racconterà a chi ci aspetta a casa che la mafia è una cosa folkloristica. Abbiamo capito che ha infiltrazioni globali e spesso si nasconde proprio dietro a facce e lavori normali".