Avrebbero capito cosa stava
accadendo, ma non sono riusciti a mettersi in salvo. È una delle
ipotesi che emerge dalle indagini della squadra Mobile della
polizia di Latina e del personale dell'Asl, al lavoro per
comprendere come si sia potuta verificare l'esplosione del
serbatoio che mercoledì pomeriggio è costata la vita ad un
operaio di 58 anni di Cisterna, ferendo gravemente un suo
collega quarantenne di borgo Sabotino.
La deflagrazione è avvenuta all'interno di un magazzino della
Pst, azienda di via Nascosa che si occupa della lavorazione dei
metalli. Secondo quanto ricostruito finora, i due operai stavano
collaudando la tenuta di un serbatoio di un impianto biogas, ma
durante l'operazione di riempimento del grande contenitore
(forse con aria compressa) qualcosa non avrebbe funzionato: la
parte centrale è rimasta integra, mentre la parte superiore si è
aperta violentemente. La vittima è stata colpita da una scheggia
di metallo sulla parte posteriore del capo, il che fa
presupporre che stesse scappando dall'esplosione e dalla
conseguente onda d'urto che l'ha poi investita.
L'altro uomo rimasto coinvolto nello scoppio, invece, era
rimasto ferito alla gamba destra e con un'eliambulanza era stato
trasferito d'urgenza all'ospedale San Camillo di Roma. Dove,
dopo un lungo intervento polispecialistico nella notte, i medici
sono riusciti con successo a salvargli l'arto inferiore. L'area
dove è avvenuto l'incidente è stata posta sotto sequestro, con
la procura di Latina che ha aperto un'inchiesta, coordinata dal
sostituto procuratore Marina Marra, per far luce sull'accaduto.
Da chiarire, rispetto alla dinamica, se si sia trattato di un
errore umano o tecnico. Con ogni probabilità verrà disposta una
consulenza tecnica.
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