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Il post-colonialismo ispira giovani talenti al Maxxi

Il post-colonialismo ispira giovani talenti al Maxxi

3/a edizione Bvlgari Prize 3 opere finalisti fino a a novembre

ROMA, 23 giugno 2022, 16:44

Redazione ANSA

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"Sostenere i giovani talenti significa investire sulla creatività del nostro tempo e sul nostro futuro". Con questo spirito Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, e Jean Christophe Babin, ad del Gruppo Bvlgari, hanno presentato al Maxxi le tre opere realizzate dai giovani artisti Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki, che dal 23 giugno fino a novembre, sono protagoniste della mostra, a cura di Giulia Ferracci, della terza edizione del Maxxi Bvlgari Prize, progetto che unisce il museo e la maison nel sostegno dei giovani artisti. Allestita nella Galleria 5 al terzo piano del museo, la mostra presenta tre lavori scelti da "una giuria internazionale" come sottolinea Melandri, composta da Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi, Bartolomeo Pietromarchi direttore del Maxxi Arte, Hoor Al Qasimi presidente e direttrice Sharjah Art Foundation, Chiara Parisi direttrice Pompidou-Metz e Dirk Snauwaert direttore Wiels Contemporary Art Centre. A novembre la giuria decreterà il vincitore, la cui opera entrerà a far parte della collezione permanente del Maxxi. Il percorso della mostra si apre con l'Archive Room in cui, su pareti caratterizzate da un motivo che ricorda l'antica arte giapponese del Kintsugi, tre teche raccolgono materiali e appunti che hanno ispirato gli artisti.
    La mostra si apre con Gaddafi in Rome: Notes for a Film, di Alessandra Ferrini, una video-installazione che analizza la visita ufficiale in Italia di Muammar Gheddafi nel 2009, per celebrare la firma del Trattato di amicizia e collaborazione tra Italia e Libia. La mostra prosegue con Nuovo Vuoto di Namsal Siedlecki, viaggio dell'artista negli spazi vuoti all'interno di una scultura in bronzo fusa a cera persa. Conclude la mostra il progetto di Silvia Rosi, artista italo-togolese che attraverso video e fotografie affronta la storia della sua famiglia e la sua eredità identitaria, si esprime in un progetto dedicato alle lingue Ewe e Minà, un tempo parlate in Ghana e Togo.
   

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