(ANSA) - ROMA, 13 APR - 'Incolpare l'arte e la cultura o
usarla per dividere, creare barriere, buoni e cattivi è quanto
di più ingiusto e contrario al concetto stesso di arte. L'arte
unisce, è pace, non ha barriere, religione, non appartiene agli
Stati. Possiamo ascoltare e commuoverci con Verdi, Mozart e
Rossini, ma le lacrime con Cajkovskij sono meno giustificate? Mi
sembra un discorso ignorante''. Michele Mariotti, fresco
direttore musicale del Teatro dell'Opera di Roma, coglie
l'occasione della sua prima volta sul podio di Santa Cecilia -
il 14, 15 e 16 aprile - per rimarcare la sua presa di posizione
nel dibattito in corso dall'inizio della guerra in Ucraina.
''E' un debutto che aspetto da molto tempo - dice in una
pausa delle prove -. Era previsto prima del Covid con un
programma tutto diverso che abbiamo cambiato un anno fa e che
oggi suona tragicamente e meravigliosamente contemporaneo perché
proponiamo due autori russi, alla faccia di chi vorrebbe questo
sciacallaggio sia di artisti sia di cultura. E' doveroso in un
momento del genere ribadire che una guerra non è mai
giustificabile, è sempre moralmente sbagliata, non ha mai
vincitori''.
Nelle tre serate romane Mariotti proporrà l'Ouverture su
temi ebraici di Prokofiev, il concerto per pianoforte di Britten
con il solista Alessandro Taverna - anche lui al debutto con
l'Accademia Nazionale - e la Sinfonia n.2 di Cajkovskij chiamata
'Piccola Russia' perché comprende tre temi tratti da canzoni
popolari ucraine. ''C'è un fil rouge che lega i tre brani -
spiega - la mestizia, una malinconia e una gioia inquieta e
tragica. Il disincanto, questo imparare a ridere mentre si
soffre tipico della cultura russa è la stessa cornice del
concerto di Britten''. (ANSA).
Mariotti, la musica unisce, non la si usi per creare barriere
"Proponiamo autori russi contro lo sciacallaggio della cultura"
