Un viaggio all'interno delle emozioni
femminili, attraverso la storia di una fanciulla che, innamorata
dell'idea dell'amore, dopo la sofferenza causata da un uomo
senza scrupoli diventa finalmente donna: è l'omaggio ai
sentimenti che Cajkovskij fa con la sua musica in "Evgenij
Onegin", capolavoro in tre atti tratto dal romanzo in versi di
Puskin, in scena al Teatro dell'Opera di Roma dal 18 al 29
febbraio, con la direzione dell'orchestra affidata a James
Conlon. Un allestimento nuovo, con la regia di Robert Carsen
(per la prima volta in Italia uno dei primi, grandi successi
internazionali del regista, uno spettacolo che debuttò al Met di
New York nel 1997), per un'opera storica che torna al Costanzi
per la quinta volta, l'ultima circa 20 anni fa: dopo le prime 3
rappresentazioni (1965, 1975 e 1981), nel 2001 a interpretare il
ruolo di Tat'jana, l'eroina femminile, era stata Mirella Freni,
grande soprano scomparso il 9 febbraio scorso, a cui il teatro
capitolino vuole rendere omaggio dedicandole questa produzione.
Una scena minimalista, senza riferimenti temporali né
geografici, in cui a suggerire il periodo ottocentesco sono i
costumi d'epoca dei personaggi, sarà l'ambientazione di una
storia di grande introspezione psicologica, capace ancora oggi
di parlare al pubblico per l'universalità dei sentimenti che
racconta: come spiega oggi a Roma il direttore Conlon, "non è
importante se i personaggi siano moderni oppure no: la ragione
per cui troviamo interessanti capolavori come questo è che i
classici vanno al di là del proprio tempo e luogo, hanno una
sostanza universale".
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