Il 25 ottobre prossimo il Tribunale penale di Roma si pronuncerà sul caso della demolizione del Velodromo dell'Eur, in cui l'Osservatorio nazionale sull'amianto (Ona) si è costituito parte civile.
Secondo la tesi accusatoria, Filippo Russo “nella qualità di direttore dei lavori dell'Eur Spa, incaricato di dirigere la demolizione del Velodromo” sarebbe colpevole di aver “omesso di esercitare i dovuti controlli perché la nube sprigionatasi dalla demolizione, contenente, polveri di amianto, si spandesse nell'area abitata circostante, faceva sorgere una situazione ci concreto pericolo per l'incolumità e la salute della popolazione residente (pericolo derivante dalla inalazione di polveri di amianto con azione cancerogena)”. In particolare “prima di procedere alla demolizione” avrebbe omesso di “verificare sui progetti e documentazione allegata se vi fossero nel corpo del Velodromo e in prossimità dei pilastri in cui dovevano essere posizionate le cariche esplosive, tubature o condotte in amianto o cemento amianto, effettuando invece una mappatura esterna superficiale, cosicché le polveri dell'esplosione si diffondevano nell'aria”.
Secondo l'Ona, circa 10mila cittadini romani sarebbero stati esposti alle fibre di amianto a causa dell'esplosione: “L'esplosione del velodromo ha determinato l'esposizione ad amianto di circa 10mila cittadini romani, che si sarebbe potuta e dovuta evitare, poiché per i prossimi venti, trenta e quarant'anni c'è il rischio di insorgenza delle classiche patologie asbesto correlate, tra le quali il tumore polmonare e il mesotelioma”, spiega il presidente Ezio Bonanni.