Il mercato dell'Intelligenza artificiale è "agli albori in Italia e le imprese hanno scarsa consapevolezza delle reali opportunità", ma ci sono "grandi prospettive di sviluppo" e "per il lavoro, l'automazione è più un'opportunità che una minaccia". E' il quadro che emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano.
La spesa per lo sviluppo di algoritmi di Artificial Intelligence in Italia è di appena 85 milioni di euro nel 2018, ma è prevista in crescita, anche grazie agli assistenti vocali intelligenti, appena introdotti, ma capaci di generare un mercato di 60 milioni euro, e ai robot autonomi e collaborativi usati in ambito industriale (un mercato di oltre 145 milioni nel 2017). Per quanto riguarda l'impatto sul lavoro, da un lato, il 33% delle aziende intervistate ha dovuto assumere nuove figure professionali qualificate per realizzare soluzioni di AI, dall'altro, il 27% ha dovuto ricollocare personale.
Tuttavia, il bilancio occupazionale che emerge dall'indagine è positivo: è vero che 3,6 milioni di posti potranno essere sostituiti nei prossimi 15 anni dalle macchine, ma nello stesso periodo, a causa della riduzione dell'offerta di lavoro (principalmente per questioni demografiche) e l'incremento della domanda, si stima un deficit di circa 4,7 milioni di posti nel Paese, da cui emerge un disavanzo positivo di circa 1,1 milioni di posti. Attualmente però solo il 12% delle imprese ha concluso un progetto di AI in Italia e, di queste, il 68% è soddisfatto dei risultati; le soluzioni più diffuse sono quelle di Virtual Assistant/Chatbot. Gli imprenditori italiani hanno una visione ancora confusa dell'intelligenza artificiale: la maggioranza (58%) la associa a una tecnologia capace di replicare completamente la mente umana, mentre solo il 14% ha compreso che l'AI mira a replicare specifiche capacità tipiche dell'essere umano (la visione prevalente nella comunità scientifica).