AQUILEIA (UDINE) - Doveva esserci un gran trambusto in quei giorni in città. Cavalieri, conti, margravi, signori, dame, cortigiani, armigeri, soldati dalle armature scintillanti: tutti riuniti e accampati alle porte della cittadina sul Natissa per ascoltare e registrare i desiderata dell'Imperatore. Protagonista indiscusso di quel simposio fu Federico II - lo stupor mundi o l'Anticristo, secondo i punti di vista - che nella settimana di Pasqua del 1232 riunì la Dieta dei principi dell'Impero proprio ad Aquileia dove convocò anche il riottoso re d'Italia Enrico, suo figlio primogenito. Lui avrebbe preferito risalire in Germania, ma i comuni italiani guidati da Milano glielo impedirono bloccando di fatto tutti i passi alpini. E Federico, che si trovava in Italia, in Sicilia, scelse appunto Aquileia (poi Udine, Cividale e Pordenone) per convocare la Dieta di tutti i dignitari dell'impero. Coadiuvato da Ezzelino da Verona che era riuscito ad associare all'Impero, lo Staufen scelse Aquileia perché baricentrica rispetto all'Impero e perché più sicura in quanto territorio imperiale. Non sono molte le tracce di questo passaggio in terra friulana di Federico. E' lo storico polacco Ernst Kantorowicz (1895-1963) a descriverci quelle giornate. Federico - romano di sangue svevo, figura di tedesco europeo in cui si compenetravano i tre mondi della cultura europea dell'epoca (antichità, oriente, Chiesa) - doveva innanzitutto difendersi da Milano e dalla Lega dei comuni lombardi che, unitisi al Papa, minacciavano l'unitarietà dell'impero tedesco e il suo rapporto con il regno svevo di Sicilia. Contemporaneamente doveva cercare un accordo con papa Gregorio che questa unità osteggiava per ovvi motivi. Di questo si discusse ad Aquileia e in terra friulana nella Pasqua del 1232. Delicati equilibri, complicati testa-coda diplomatici, compromessi: impossibile non vedere in fieri, mutatis mutandis, l'Europa di oggi.
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