L'allerta per il rischio dengue è
già alta a fronte del fatto che diversi Paesi del Centro e Sud
America, come Perù, Argentina, Guatemala e Brasile hanno
decretato lo stato d'allerta o di emergenza per epidemie di
questa malattia tra febbraio e marzo 2024. Ma attenzione più
alta andrà posta guardando al futuro per a causa dei cambiamenti
climatici. E' una delle considerazioni contenute nella sezione
salute dell'European Climate Risk Assessment (Eucra), come
sottolineato da uno degli autori, Cyril Caminade.
Si tratta del primo rapporto stilato da un'agenzia
dell'Unione europea sui rischi legati ai cambiamenti climatici,
pubblicato lunedì scorso dall'Agenzia europea dell'ambiente
(Aea). Caminade, ricercatore della sezione di Scienze della
Terra del Centro internazionale di fisica teorica 'Abdus Salam'
di Trieste (Ictp), si è occupato in particolare dei crescenti
rischi posti da malattie infettive circoscritte un tempo
esclusivamente alle zone tropicali, che si diffondono con le
zanzare. Gli studi di Caminade e dei suoi collaboratori mostrano
che in Europa meridionale le temperature sono già tali da
permettere alle zanzare tigre di trasmettere malattie come la
dengue e la chikungunya. "Negli ultimi 10 anni si è passati da
soli 10 casi l'anno a centinaia, e ormai si contano anche casi
autoctoni", ha spiegato Caminade. Per il ministero della Salute,
nel 2023 in Italia ci sono stati 362 casi di dengue di cui 84
autoctoni.
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