"Abbiamo chiesto alle istituzioni
della Repubblica di prendersi le loro responsabilità sul Silos",
il fatiscente edificio vicino alla stazione ferroviaria di
Trieste, occupato da centinaia di richiedenti asilo arrivati in
città dalla rotta balcanica che non trovano spazio
nell'accoglienza nelle strutture pubbliche e dove vivono in
condizioni igienico-sociali molto molto precarie. Lo ha detto
Domenico Costa del Cda di Coop Alleanza 3.0, proprietaria della
struttura a una conferenza stampa, sottolineando che la
notorietà ormai internazionale della situazione triestina è
"evidenza quotidiana dell'omissione di un atto che si potrebbe
definire d'ufficio".
"Tutti gli atti che Coop Alleanza 3.0 ha effettuato nel corso
delle ultime settimane e mesi - ha rimarcato Costa - è
finalizzato alla tutela dei migranti e al sollecitare una
risposta che la legge affida alle pubbliche istituzioni",
precisando che in questo quadro si deve leggere anche la
denuncia dell'occupazione presentata nell'agosto scorso. Questa
se da un lato era "un atto dovuto a tutela degli amministratori
della società" dall'altro "voleva denunciare il paradosso della
situazione" e invocare "che rispetto all'evidenza ciascuno si
prendesse le proprie responsabilità" perché "ci fosse la
possibilità di porre fine a questa situazione e non per ragioni
mercantili", ha affermato. Per Costa la cooperativa ha "sempre
cercato di essere dalla parte degli ultimi" ma da sola non può
risolvere il problema perché il "Silos è una struttura enorme,
fatiscente e vincolata" che Coop sta cercando di vendere "per
restituirla alla città". Un percorso che "non è ostacolato dalla
questione migranti" ma dal fatto che si attendono "permessi da
parte del Comune e della Regione". Costa ha respinto ogni
responsabilità di Coop per la situazione: "La struttura non può
essere chiusa per le sue caratteristiche. Peraltro non si può
chiudere con le persone dentro", ha concluso.
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