"Milei ha tradito tutte le cose
migliori che l'Argentina ha prodotto nella sua storia, per
quello, da scrittore, se dovessi scegliere un posto dove
metterlo, sarebbe l'ultimo cerchio dell'Inferno dantesco,
appunto quello dei traditori". Così Alberto Manguel, scrittore
nato a Buenos Aires e naturalizzato canadese, bibliofilo,
divulgatore e direttore dal 2020 dell'Espaço Atlântida, il
Centro di ricerca sulla storia della lettura a Lisbona, giunto a
Udine per ritirare il Premio Internazionale Nonino 2024, che gli
sarà consegnato domani nella cerimonia ufficiale a Ronchi di
Percoto.
"Sul futuro del Paese sono molto pessimista - ha continuato -
Questo governo sta uccidendo i tutti i fermenti culturali, e
questo è grave se pensiamo che uno scrittore come Dany
Laferrière, dopo l'ultimo terremoto ad Haiti, alla domanda che
cosa rimane quando tutto è distrutto, ha risposto che rimane la
cultura". Manguel accoglie il premio Nonino "con umiltà, stupore
e riconoscenza, quasi non sento di meritare tanta generosità".
"Oggi scrivo per le stesse ragioni per cui ho sempre scritto -
ha spiegato - sono prima di tutto un lettore e le parole che uso
sono quelle che trovo nella mia biblioteca, quelle che mi
sollecitano delle risposte. Ho scritto una storia della lettura
e dico che quando nel mondo accadono catastrofi o cose belle, la
nostra personale biblioteca risponde a questo, e ci parla con
parole capaci di descrivere l'esperienza presente".
Continueranno a esistere i libri? "Se noi faremo una brutta
fine, la farà anche il libro, che è una scoperta che definisce
la storia dell'umanità, come la ruota o la lama: è una delle
cose perfette che abbiamo inventato e il suo destino è legato al
nostro". Manguel sta scrivendo l'ultimo capitolo di un libro che
ha dedicato "al dialogo con i miei morti, le persone morte che
sono state importanti per la mia vita. Prima di morire - ha
concluso - voglio completare questa mia particolare
autobiografia". Il titolo dell'opera, ancora provvisorio, è
"Catabasi".
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