"Nel Nord Italia una maggiore
diffusione di mafie e altre associazioni criminali, anche
straniere, si registra nei territori delle province di Cuneo e
Asti in Piemonte, il Pavese e il Mantovano in Lombardia e la
provincia di Pordenone" del Fvg; a livello europeo tocca
"l'agricoltura in Spagna, Grecia e Francia, ma anche la
macellazione delle carni in Germania, così come edilizia,
logistica, editoria". Lo ha detto Chiara Colosimo, presidente
Commissione parlamentare di inchiesta su mafie e altre
associazioni criminali, nel saluto al convegno sul caporalato
dell'Osservatorio antimafia Fvg.
La dimensione transfrontaliera del fenomeno, ha continuato
nel suo messaggio la presidente Colosimo, "ha favorito sinergie
fra le mafie cosiddette tradizionali e le mafie straniere, che
si sono dimostrate particolarmente attive nel reclutamento dei
lavoratori stranieri direttamente nei loro Paesi d'origine". Si
tratta, comunque, di un problema che richiede anche nel campo
della repressione penale, "una risposta sovranazionale".
L'on. Walter Rizzetto, presidente XI Comm. Lavoro pubblico e
privato, ha sottolineato che è necessario "valorizzare la rete
del lavoro agricolo di qualità e incentivare l'aumento della
professionalità dei lavori attraverso la formazione".
In un video il Ministro per i Rapporti con il Parlamento,
Luca Ciriani, ha definito il caporalato "una piaga, fenomeno
molto diffuso che deve essere stroncato" e la cui esistenza è
legata "al controllo della rotta balcanica, visto che molta
immigrazione clandestina che arriva nelle nostre terre sfugge al
controllo delle istituzioni e della legalità".
Per Pietro Signoriello, prefetto di Trieste, il Fvg, secondo
i dati, "non ha una posizione di rilievo: salvo un procedimento
giudiziario in provincia di Gorizia, nelle altre province c'è
moltissima attività di prevenzione e contrasto, moltissimi
controlli, ma non fenomeni di caporalato ex 603 bis".
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