Rinominare la "terza missione"
delle università e dei centri di ricerca. E' la proposta
lanciata nel corso del Convegno Nazionale di Comunicazione della
Scienza che si sta tenendo in questi giorni alla SISSA da Pier
Andrea Serra, vicepresidente del comitato di coordinamento della
Rete italiana degli Atenei ed Enti di Ricerca per il Public
Engagement (APENet) e membro del comitato ANVUR per la
valutazione della terza missione, nonché delegato del rettore
dell'Università di Sassari per la terza missione.
Oltre alle attività di ricerca e didattica, le università
hanno il compito di realizzare attività rivolte alla
cittadinanza, come eventi per le scuole o festival. Serra è
intervenuto all'incontro "La valutazione del public engagement.
Impatto sociale e trasformazioni individuali, cosa e come
misurare" e ha sottolineato che gli attuali nomi di "terza
missione" e "trasferimento della conoscenza" siano ormai
inadeguati per le attività svolte da ricercatrici e ricercatori.
"La terza missione delle università nasce come trasferimento
tecnologico - sottolinea Serra - poi però ha iniziato a
comprendere tutte quelle attività di promozione sociale e
culturale e poi anche di innovazione, come imprese, start up e
brevetti. Cambiare questa definizione significa sottolineare la
valorizzazione delle attività in termini di impatto sui
territori e sui contesti di riferimento". Anche Maria
Xanthoudaki, direttrice del Dipartimento educativo e del Centro
di ricerca in educazione informale (CREI) del Museo nazionale
della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano,
intervenendo da remoto, ha sottolineato che queste definizioni
attuali non tengono conto del coinvolgimento della cittadinanza.
"A noi più che valorizzazione - ha insistito Serra - piace il
concetto di co-produzione o co-creazione delle conoscenze in
cui, in modo paritetico e orizzontale, ognuno col suo ruolo e la
sua identità, cerca di valorizzare quello che fa". Su questo
punto è intervenuto Michele Lanzinger direttore del MUSE Museo
delle Scienze di Trento: "L'impatto non è solo un numero ma è un
cambiamento sociale, economico, culturale e ambientale che
richiede tempo e risorse per misurarlo". Per Paola Rodari di
SISSA Medialab, che ha concluso l'incontro, queste "non sono
questioni filosofiche ma discussioni necessarie per migliorare
le attività".
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