"In questi giorni si sono tornati
a considerare anche i confini fra Italia e a Slovenia come
luoghi da presidiare. Pur comprendendo le ragioni alle basi di
queste decisioni degli Stati, non possiamo non ricordare -
guardando alla storia di queste nostre terre - che le nostre
popolazioni sono state capaci di trasformare le divisioni e le
differenze culturali, linguistiche, storiche in occasione di
memoria reciprocamente donata. E così proprio i confini si sono
trasformati in luogo di incontro e di accrescimento reciproco
come testimonia, fra l'altro, la scelta di fare di Nova Gorica,
insieme a Gorizia, la Capitale europea della cultura 2025". Lo
scrivono in una nota Carlo R.M.Redaelli, arcivescovo di Gorizia,
Enrico Trevisi, vescovo di Trieste e Jurij Bizjak, vescovo di
Koper (Capodistria,Slovenia).
Per i presuli "il transito di tanti fratelli che giungono
nelle nostre terre percorrendo la rotta balcanica deve
continuare per noi ad essere non motivo di preoccupazione ma
stimolo a testimoniare ogni giorno, senza interruzione e con
rinnovato vigore quella diakonia dell' accoglienza a cui siamo
chiamati e di cui, come credenti, saremo chiamati a rendere
ragione". I tre vescovi sottolineano anche che "le tragiche
notizie che giungono dalla Terra del Signore portano anche fra
di noi le conseguenze di quella che nel 2014 proprio a
Redipuglia papa Francesco definì una 'terza guerra mondiale
combattuta a pezzi'". E infine affidano "a Maria, regina della
pace che le nostre popolazioni pregano in tanti santuari da
MonteSanto - Svetagora a Monte Grisa, il nostro impegno per
essere costruttori di pace".
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