(ANSA) - TRIESTE, 16 FEB - "Il reato di clandestinità è una
zavorra che sta su tutte le procure di confine", come "la
nostra" per la rotta balcanica e "la procura di Agrigento per
quello che riguarda l'arrivo via mare. E' un reato che essendo
punito con la sola pena pecuniaria, che non viene mai pagata
quando si dovesse arrivare a una condanna, rivela la sua totale
inutilità". Lo ha affermato il Procuratore Capo di Trieste,
Antonio De Nicolo, a margine di una conferenza stampa convocata
per spiegare i dettagli di un'operazione contro il traffico
internazionale di droga.
Il reato di clandestinità, ha ribadito, "è una zavorra che
complica la vita degli uffici giudiziari, non produce nulla per
lo Stato, se non delle spese, e rende più difficile
l'accertamento dei reati veri, perchè il clandestino deve essere
sentito come indagato del suo reato quando è in grado di darci
notizie sul trafficante a cui ha pagato, altrimenti il difensore
del trafficante può dire che il verbale di audizione del
clandestino è nullo perché avvenuto senza difensore".
Riferendosi poi in particolare all'operazione antidroga, De
Nicolo ha sottolineato che "in questa vicenda i reati sono stati
commessi da persone che avevano un regolare permesso di
soggiorno, non da clandestini appena entrati" in Italia. "La
sorta di endiadi che si fa 'clandestino uguale persona che
commette reati' non è vera, la realtà è un'altra. I reati
vengono commessi da persone che si sono prima create una
parvenza di regolarità", come accade anche nei casi di
terrorismo. (ANSA).