"Qui sparano. Ci vediamo in
paradiso. Stanno incendiando la casa. Se non vi risento,
approfitto per chiedervi scusa delle mie mancanze e per dirvi
che vi ho voluto bene. Ricordatevi di me nella preghiera. Se il
buon Dio me ne darà la grazia, vedrò di proteggervi da là. Ho
perdonato chi eventualmente mi ucciderà. Fatelo pure voi. Un
abbraccio". Sono i disperati messaggi che don Loris Vignandel,
poi sopravvissuto, ha inviato via chat alla Diocesi di
Pordenone, la scorsa notte, mentre i ribelli stavano incendiando
la struttura in cui si trovava, in Mozambico, assieme agli altri
religiosi della missione. Nell'attentato è morta una suora
italiana, Maria De Coppi.
"I componenti superstiti della missione assaltata stanno bene
e si stanno dirigendo in un luogo sicuro", ha spiegato all'ANSA,
Alex Zappalà, segretario del Vescovo e direttore del Centro
Missionario di Concordia-Pordenone. "Don Lorenzo Barro, don
Loris Vignandel e alcune suore sono fuggiti nel cuore della
notte - ha aggiunto -: attorno alle 3 abbiamo ricevuto dei
messaggi tragici e abbiamo temuto il peggio. Per fortuna, dopo
un terribile e lunghissimo silenzio, verso le 9.30 abbiamo
saputo che i missionari della nostra Diocesi erano ancora vivi,
ma anche che suor Maria era stata uccisa".
"Da quanto ci hanno riferito in una videochiamata, attorno
alle 12 - ha concluso il direttore -, i ribelli hanno incendiato
l'intera struttura e anche i mezzi di trasporto. I religiosi
sono fuggiti dapprima a piedi e, quindi, utilizzando un camion
messo a disposizione dalla gente, su cui è anche stata caricata
la salma della suora uccisa. Adesso si trovano non lontano da
una missione veronese. Ci hanno rassicurato sulle loro
condizioni di salute e sull'assenza di rischi. Domani dovrebbero
essere nella città di Nacala. Siamo in costante contatto grazie
alla messaggeria istantanea, almeno nelle aree dove c'è piena
copertura telefonica".
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