"Voglio sperare che i registi
arrestati una settimana fa in Iran vengano liberati al più
presto possibile, ho una sensazione molto negativa nei confronti
di questo evento che non è accettabile e chiedo a tutti i
cineasti e a tutti coloro che si occupano di cinema di
appoggiare la causa di questi registi". Lo ha detto a Gorizia il
regista sceneggiatore e produttore cinematografico iraniano
Asghar Farhādi, premio Oscar per 'Una separazione' e per 'Il
cliente', che domani riceverà il Premio speciale all'Opera
d'autore nell'ambito della 41/a edizione del Premio Sergio
Amidei.
"Il riconoscimento che riceverò in questa città e quello che
ho ricevuto tre giorni fa a Fiesole hanno un significato in più
per me - ha sottolineato il regista - in quanto la mia
sensibilità e il gusto per il cinema si è formato proprio con un
periodo specifico del cinema di questo Paese". Farhādi ha
spiegato che "non c'è cinema al mondo che abbia influenzato in
modo così profondo e duraturo la cinematografia internazionale
come il periodo aureo del vostro cinema, quello del
neorealismo".
Riferendosi ancora al neorealismo, il regista lo ha definito
"un cinema chiaro, limpido e luminoso, in cui le relazioni umane
sono pulite e trasparenti. Inoltre vi ritrovo un particolare
rispetto per l'essere umano e la sua vita. Ho iniziato due anni
fa a rivedere tutti questi film e ho visto che nella maggior
parte raramente qualcuno viene assassinato, mentre oggi in
alcuni generi della produzione cinematografica vediamo spesso
aggressività e violenza, e questo manca di rispetto alla dignità
umana".
Il regista ha poi sottolineato che "il cinema ha avuto un
ruolo importante nell'avvicinare i popoli, in quanto parla dei
punti in comune tra le varie nazioni, delle problematiche
condivise a livello mondiale, tanto che se vediamo un film su un
Paese che non conosciamo, alla fine possiamo cogliere tante
similitudini con il nostro. Al contrario - ha concluso - i media
parlano soprattutto delle differenze. E questo atteggiamento fa
sì che abbiamo timore nei confronti di altri Paesi e li sentiamo
lontani e diversi da noi".
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