(ANSA) - ROMA, 09 GIU - Dematerializzazione contro polvere,
sudore e acciaio incandescente. E ancora: rumore e fascino delle
macchine trionfanti cantate dai Futuristi contro il silenzio
rassicurante, ma terribilmente anodino dei tempi moderni.
Sembra impossibile, ma L'ULTIMO CALORE D'ACCIAIO di Francesco De
Filippo e Diego Cenetiempo racconta appunto il passaggio
dall'industria pesante - che ha caratterizzato la produzione del
XIX e del XX secolo - alla logistica gestita da sistemi
digitali. Insomma rispetto alle virtù rumorose del Dio Vulcano,
byte, containers, colletti bianchi e silenzio. Stiamo parlando
comunque di qualcosa di ben preciso, ovvero della Ferriera il
famoso impianto siderurgico di Trieste chiuso dopo 123 anni e
numerosi passaggi di proprietà. E questo fino all'ultima
acquisizione, da parte del Cavalier Arvedi. La fabbrica, che ha
avuto nell'economia e nella società del posto la sua importanza,
è stata scelta in questo documentario a simbolo, ma non è
certo un evento unico. È infatti quello che accade ormai da
tempo dappertutto: in una remota regione della Cina come in un
polo industriale indiano, e questo dal Sud Est asiatico fino
alla Pennsylvania.
L'ULTIMO CALORE D'ACCIAIO si svolge nell'arco di una sola
giornata e percorre un itinerario poetico e di forti
suggestioni, con particolare attenzione al rapporto
uomo-macchina, intervallato dalle testimonianze degli operai,
degli altri protagonisti della trasformazione e di esperti del
settore. "Questo documentario si fonda su immagini inedite -
spiegano Francesco De Filippo e Diego Cenetiempo - , avvalorate
da un attento equilibrio nelle testimonianze raccolte. Il film è
ambizioso: vuole raccontare di macchine, altoforni, inquinamento
e uomini duri attraverso la delicatezza di un tono poetico e -
narrando della fine di una esperienza come la Ferriera - a
tratti malinconico". (ANSA).
L'ultimo calore d'acciaio, si spegne la Ferriera di Trieste
Docu De Filippo e Cenetiempo da industria pesante a byte
