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>>>ANSA/Addio a Boris Pahor, testimone degli orrori del '900

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Muore a 108 anni. Torna l'autobiografia con un capitolo inedito

TRIESTE, 30 maggio 2022, 18:04

Redazione ANSA

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(di Francesco De Filippo) Se ne è andato alla chiusura di un ciclo storico, quello del 'secolo breve' protrattosi oltre la boa del Duemila. Se ne è andato dopo aver visto i Presidenti Sergio Mattarella e Borut Pahor tenersi mano nella mano sul Carso triestino; dopo essersi assicurato che il Narodni dom - lì dove in pratica era cominciata la sua storia personale - bruciato dai fascisti nel 1920 come egli stesso testimoniò, fosse restituito alla comunità slovena. Vicino ai 109 anni, quasi placato, se ne è andato Boris Pahor.
    L'indomito scrittore e intellettuale di lingua slovena, nato a Trieste nel 1913, è considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana. Avendo attraversato tutti gli orrori del XX secolo, è stato una delle voci più significative della tragedia della deportazione nei lager nazisti, come raccontata in Necropoli; ma anche delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il regime fascista. Li aveva attraversati, quegli orrori, non leggendoli ma subendoli, fisicamente, come poi avrebbe riportato nella trentina di libri, tradotti in decine di lingue, tra cui Qui è proibito parlare, Il rogo nel porto, La villa sul lago.
    Una vita incredibile: animato da uno spirito enorme e da un fisico piccolo ma resiliente, Pahor ha visto cose che pochi altri hanno visto: la disgregazione dell' Impero asburgico, la Spagnola, Grande guerra, squadrismo e fascismo, Fronte di Liberazione sloveno (cui aveva aderito). Aveva vissuto la deportazione nei lager - passò per Dachau, Natzweiler, Markirch, Nordhausen, Harzungen, Bergen-Belsen - per riemergere alla vita, incredibilmente, dopo la guerra in Africa e il sanatorio in Francia nel 1945. In lui bruciava la voglia di raccontare questa montagna di esperienza che sembra non poter essere contenuta in una sola esistenza. Lo ha fatto con i suoi libri e con le centinaia di incontri con gli studenti, finché ha potuto.
    A 107 anni aveva sospirato per quel "compleanno diversissimo" dovuto alla "relazione italo-slovena che si è creata". Sfinito, fragile, coperto come in inverno nonostante il caldo, aveva voluto incontrare i due presidenti, quasi a voler sancire che i due Paesi avessero finalmente imboccato la strada della pacificazione definitiva.
    "Vorrei proprio poter vivere ancora", aveva detto, mostrando quell'attaccamento alla vita con le unghie e con i denti che gli aveva consentito di sopravvivere a ogni naufragio. Contro la Jugoslavia che perseguitava gli slavi cattolici, contro l'Italia che perseguitava gli sloveni, aveva dedicato "le onorificenze a tutti i morti conosciuti nel campo di concentramento e alle vittime del nazifascismo e della dittatura comunista" ricevendo i titoli di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e sloveno dell'Ordine per meriti eccezionali dalle mani dei presidenti.
    Oggi il Capo dello Stato italiano lo ha ricordato: "Voce autorevole della minoranza slovena in Italia, limpida e alta espressione letteraria del Novecento, testimone e vittima degli orrori causati dalle guerre, dal nazionalismo esasperato e dalle ideologie totalitarie, interprete della complessità della storia del suo territorio, lascia un grande vuoto nella cultura europea". La senatrice Tatiana Rojc (Pd), triestina slovena, autrice di un libro con Pahor, lo ha definito "un Ulisse moderno" nel contesto "delle grandi testimonianze del '900". Per il governatore del Friuli Venezia Giulia, Fedriga, è colui che "ha trasformato la propria drammatica esperienza personale in testimonianza utile a comprendere le tragedie del Novecento".
    "Ti battevi perché non venisse omesso nulla dei crimini che il Fascismo ha commesso contro il tuo Paese. Non volevi morire perché sapevi quanto è debole e pigra la memoria degli uomini, e volevi continuare a fare la tua testimonianza", commenta Elisabetta Sgarbi. La "sua" Nave di Teseo pubblicherà tra pochi giorni una autobiografia ampliata con capitolo inedito, "Figlio di nessuno".
   

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