Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

GdF Pordenone scopre bancarotta milionaria, sei denunce

GdF Pordenone scopre bancarotta milionaria, sei denunce

Rilevate violazioni anche alla normativa antiriciclaggio

PORDENONE, 16 marzo 2021, 10:11

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

La Guardia di Finanza di Pordenone ha denunciato sei persone per una bancarotta milionaria e reati fiscali nel settore dell'edilizia, rilevando anche numerose violazioni alla normativa antiriciclaggio.
    Sono state accertate distrazioni per 1,9 milioni di euro e imposte evase per 800 mila euro, importo per il quale è stato disposto il sequestro per equivalente.
    Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ha scoperto che i quattro amministratori di una società dichiarata fallita nel 2018, succedutisi nel tempo, e altri due soggetti, che gestivano de facto la società, avevano determinato un aggravio del dissesto, pari a circa 3 milioni di euro, compiendo operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento della società, astenendosi dal chiederne il fallimento con grave colpa, oltre ad aver tenuto, durante i tre anni antecedenti, i libri e le altre scritture contabili prescritte dalla legge in maniera irregolare e incompleta.
    Nel corso delle indagini sono stati, altresì, rilevati diversi trasferimenti di denaro contante, tra soggetti privati, oltre la soglia massima stabilita dalla normativa antiriciclaggio, per complessivi 44 mila euro.
    Uno degli amministratori della società è stato denunciato in quanto, a seguito di una condanna emessa nel 2015 dalla Corte di Appello di Venezia per fattispecie simili, era stato sanzionato con la pena accessoria, della durata di 10 anni, dell'inabilitazione dall'esercizio di una impresa commerciale e dell'incapacità di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa, prescrizione del tutto ignorata avendo nuovamente avviato la "gestione", con le medesime illecite modalità, dell'azienda pordenonese.    

Bancarotta Pordenone: tra coinvolti anche uomo clan casalesi Attualmente detenuto a Napoli PORDENONE E' un personaggio attiguo a sodalizi mafiosi uno degli indagati dalla Procura della Repubblica di Pordenone per reati di bancarotta e fiscali, già coinvolto in indagini di Autorità Distrettuali Antimafia di altre sedi. Lo apprende l'ANSA da fonti qualificate. Si tratta di un uomo ritenuto operante con il clan dei "casalesi" e che è attualmente detenuto nella casa circondariale di Poggioreale (Napoli).

 

Sulla presenza di un individuo attiguo alla criminalità organizzata, nell’ambito delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Pordenone, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Stefano Commentucci, conferma la circostanza, specificando, tuttavia, come il soggetto indagato abbia posto in essere, nella provincia, esclusivamente condotte configuranti reati “comuni” e non di competenza distrettuale.
Nel corso delle indagini non sono emersi elementi connessi al reimpiego di risorse finanziarie di provenienza delittuosa.
Spiega il colonnello Commentucci che il soggetto aveva, come “amministratore di fatto”, rilevato la proprietà di una nota azienda che si trovava in difficoltà economiche, ma invece di capitalizzarla, risulta poi averla strumentalmente utilizzata proprio per acquisire illecitamente liquidità dai suoi fornitori (mai pagati) e per commettere correlati illeciti fiscali, sia mediante l’utilizzo di fatture fittizie, sia vendite “a nero”, tali attività, peraltro, hanno portato, in un breve periodo, al fallimento dell’azienda.
"La società acquistata non è stata utilizzata per inserire liquidità di dubbia origine tramite attività di riciclaggio nella provincia - spiega il comandante -, bensì proprio per crearla illecitamente in ambito aziendale, prima, e travasarla, poi, all’esterno della stessa".
L’assenza di reati di tipo mafioso e la non residenza dell’indagato nella regione Friuli Venezia Giulia non hanno consentito, pertanto, di contestare, per il tramite della Direzione Distrettuale Antimafia, fattispecie specifiche, per le quali, tuttavia, sono stati attivati dei mirati scambi informativi con le Forze di Polizia e le Procure competenti territorialmente.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza