A fronte di un mercato in crescita, con il volume d'investimenti di Bruxelles in venture capital per le Pmi che nel 2022 dovrebbe superare gli oltre 3,3 miliardi di euro, l'approccio dell'esecutivo Ue, sottolineano i revisori dei conti, è "basato sulla domanda" e "favorisce chiaramente i mercati più sviluppati", con una concentrazione degli investimenti nelle maggiori economie europee a discapito delle meno sviluppate. A metà 2018, Francia e Italia risultavano i due Paesi con il più alto numero di fondi di venture capital europei, rispettivamente il 20% ed il 14% del numero totale di fondi. A seguire, Lussemburgo e Regno Unito (11%), Olanda (8%), Germania e Finlandia (7%). In 12 Stati membri non si registrava alcun fondo di venture capital sostenuto dall'Ue. Simile la situazione sugli investimenti per le Pmi, concentrati per il 50% del totale in Francia, Germania e Regno Unito, seguiti dall'Italia.
Critico il giudizio della Corte dei Conti Ue anche sul forte legame tra il venture capital europeo e il settore pubblico: è "una delle ragioni - si legge nell'audit - del basso livello d'interesse degli investitori privati".
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