BRUXELLES - "Non possiamo arrenderci" davanti alle minacce degli Stati Uniti, "anche se si tratta di fuoco amico". Lo ha detto al Financial Times il governatore della Banca centrale della Finlandia, Olli Rehn, membro del Consiglio direttivo della Bce. "L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una nuova guerra commerciale tra alleati, ma dobbiamo adottare misure politiche proporzionate" se l'Ue sarà colpita, ha sottolineato. Secondo l'ex commissario europeo all'Economia, i tentativi di Trump di fare accordi con singoli Paesi Ue fallirebbero. "La Commissione Ue ha forti prerogative in materia di politica commerciale, è una salvaguardia per l'unità", ha detto.
Rehn, evidenzia il Financial Times nell'intervista al banchiere centrale, ha assunto un tono più combattivo sulla questione rispetto alla presidente dell'Eurotower, Christine Lagarde. Il "primo obiettivo" dell'Ue dovrebbe essere quello di trovare una "soluzione negoziata" per scongiurare un'escalation, soprattutto in un momento in cui l'Europa è già alle prese con la "guerra brutale" in Ucraina.
Tuttavia, ha avvertito, se i negoziati dovessero fallire, l'Europa dovrà rispondere. "Se chiedete agli economisti, la maggioranza direbbe che sarebbe meglio per tutti non reagire, ma non si tratta solo di economia, è soprattutto politica", ha sottolineato il finlandese. "È meglio preparare misure politiche, consultare gli Stati membri e, nel caso in cui l'Europa dovesse essere concretamente presa di mira, renderle più specifiche, ha affermato.
L'Ue può affrontare qualsiasi conflitto con "fiducia in se stessa", ha affermato l'ex commissario europeo - in carica dal 2004 al 2014 sotto i mandati di Romano Prodi e José Manuel Barroso - ed ex eurodeputato del Partito di Centro finlandese fino al 2019, sottolineando come il mercato unico, con circa 450 milioni di consumatori, sia "interessante per qualsiasi partner commerciale".
I dazi, ha spiegato, "colpiranno la maggior parte dei consumatori americani e avranno un effetto inflazionistico sull'economia statunitense" mentre in Europa, sebbene ci si aspetti che una guerra commerciale freni la crescita, gli effetti sui prezzi al consumo non sono chiari.
Il banchiere ha inoltre messo in discussione l'idea che i dazi sarebbero uno strumento di negoziazione per promuovere altri obiettivi politici di Trump. A Washington, ha sottolineato, "sembra esserci una logica diversa rispetto a quella a cui siamo abituati nelle relazioni internazionali: lo stesso presidente Trump si è definito un 'uomo dei dazi' e questa sembra essere una questione molto ideologica per lui e la sua amministrazione", ha detto.
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