(di Michele Esposito)
In una guerra commerciale con
gli Stati Uniti l'Ue dovrà muoversi senza un alleato
economicamente cruciale, la Gran Bretagna. Non è bastata la
prima partecipazione di un premier britannico ad un vertice Ue
dalla Brexit a convincere Keir Starmer ad armarsi assieme
all'Europa contro i dazi di Donald Trump. Downing Street, pur in
un contesto generale di riavvicinamento con l'Unione, ha scelto
di restare ancorata alla storica alleanza con Washington
posizionandosi così sulla sponda opposta alla parabola che ha
imboccato la Francia, paladina della linea della fermezza con il
presidente americano.
A poche ore dal summit informale dei leader, a Bruxelles il
grande timore di trovarsi travolti dai dazi americani resta
palpabile. Ed è un timore che va oltre i confini dell'Ue.
Secondo il Times, nel corso della cena con i 27 di lunedì sera,
Starmer ha chiarito che non seguirà Bruxelles in eventuali
ritorsioni commerciali anti-Usa. La Norvegia, che non è membro
dell'Ue ma dello Spazio Economico europeo , ha arruolato l'ex
segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per il
ministero delle Finanze. Una mossa a sorpresa, quella del primo
ministro Jonas Gahr St›re, dettata da una priorità: non rimanere
schiacciati tra i dazi americani e i contro dazi americani.
Stoltenberg - in passato già premier in Norvegia - è stato per
due mandati alla guida della Nato, conosce Trump e ha
dimestichezza con le vicende americane. Ad Oslo avrà più di una
gatta da pelare dopo la crisi di governo causata dallo strappo
tra centristi e laburisti, a causa di politiche energetiche
considerate dai primi troppo accondiscendenti nei confronti
dell'Ue.
Chi non ha intenzione di abdicare dalla linea dura sui dazi è
la Francia. A Trump non vanno fatte "concessioni" nella
trattativa, bisogna prepararsi ad "una ritorsione", hanno
avvertito i ministri dell'Industria e del Commercio, Marc
Ferracci e Laurent Saint-Martin, nel corso del Consiglio
informale sulla Competitività organizzato a Varsavia. La linea
di Parigi fa asse con quella di Berlino ma non certo con quella
italiana. E, alla riunione, Adolfo Urso ha ribadito un concetto
che, al summit Ue, aveva sottolineato la stessa Giorgia Meloni.
"Con Trump bisogna dialogare, occorre evitare una guerra
commerciale, sarebbe devastante per ciascuno di noi", ha
sottolineato il titolare del Mimit.
E' in questo contesto che è chiamata a muoversi la
presidente della Commissione. Alla Conferenza degli ambasciatori
Ue von der Leyen ha fatto un netto richiamo a guardare con
realismo ad un mondo che non più iperglobalizzato, dove la
competizione è tornata ad essere dura. Dove non vanno date più
per scontate le regole che ci hanno governato per 70 anni. Ha
ribadito la volontà a negoziare con gli Usa e superare le
controversie "tutelando sempre i nostri interessi come e quando
sarà necessario. Questa - ha avvertito - sarà sempre la via
europea". Von der Leyen, e l'intera Commissione, il 27 e 28
febbraio saranno in India. Poi seguirà il summit con il
Sudafrica, altra tappa della strategia delle partnership
anti-Trump messa in campo da Palazzo Berlymont. E, ad anche con
la Cina, pur nell'ambito della politica di de-risking e di
rapporti più equi, "è possibile trovare accordi", ha avvertito
von der Leyen smorzando nettamente i toni nei confronti di
Pechino. A lei, al momento opportuno, decidere come rispondere
ai possibili dazi di Trump. A chiarirlo è stato anche il
governatore della Banca di Finlandia e membro del Board della
Bce, Olli Rehn. Se Trump colpisce "la risposta sarà politica. E
la Commissione ha forti prerogative in materia di politica
commerciale", ha chiarito il finlandese.
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