(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Il freddo intenso, le strade che
circondano il Parlamento gremite di gente, i poliziotti in
tenuta antisommossa pronti a scattare sulla folla, le bandiere
blustellate dell'Unione Europea sventolate come vessilli di
libertà. Poi i lacrimogeni, gli scontri, gli arresti. A Tbilisi,
nella notte, si sono viste scene che ricordano fin troppo bene
il Maidan ucraino di 10 anni fa. Come allora, il percorso di
avvicinamento all'Ue è il pomo della discordia: il primo
ministro Irakli Kobakhidze ha dichiarato infatti che il suo
governo non cercherà di aprire i colloqui di adesione prima del
2028. Scatenando la protesta.
Passo indietro. Le recenti elezioni legislative hanno visto
la conferma del partito filorusso 'Sogno Georgiano' in un quadro
però di violazioni diffuse - benché, stando alla missione di
monitoraggio Osce, non tale da invalidare il voto alle urne. Una
valutazione sibillina, che premia la strategia 'a bassa
intensità' di Kobakhidze. Che oggi ha accusato l'opposizione e
l'ambasciatore dell'Ue in Georgia di aver distorto le sue parole
e ha insistito sul fatto che l'adesione all'Ue "entro il 2030"
rimane la sua "massima priorità". Ma Kobakhidze dice una cosa e
ne fa un'altra, come approvare la legge sulle Ong agenti
stranieri di eco russa e poi quella contro la comunità Lgbt
esattamente contrarie al profilo di un Paese candidato all'Ue.
I parlamentari dell'opposizione stanno allora boicottando il
nuovo parlamento, mentre la presidente della Georgia, Salome
Zurabishvili, favorevole all'Ue, ha cercato di annullare i
risultati delle elezioni attraverso la corte costituzionale del
Paese. Zurabishvili, ieri notte, era per le strade insieme ai
manifestanti e ricordava ai poliziotti il loro giuramento alla
costituzione georgiana. Gli scontri, stando al ministero
dell'Interno, hanno provocato 32 feriti tra gli agenti e 43
arresti tra i manifestanti. Kiev, per l'appunto, ci vede del
dolo. "L'Ucraina è delusa dalla decisione del governo georgiano
di sospendere i negoziati di adesione fino al 2028", ha
dichiarato il Ministero degli Esteri. "Questa decisione, così
come l'uso della forza contro una protesta pacifica, è la prova
della limitazione dei processi democratici nel Paese per
compiacere Mosca". Il Consiglio d'Europa ha condannato quella
che ha definito la "brutale repressione" dei manifestanti,
esortando la Georgia a rimanere "fedele ai valori europei".
L'annuncio del primo ministro di ritardare l'adesione è
arrivato poche ore dopo che il Parlamento europeo aveva adottato
una risoluzione non vincolante che respinge i risultati delle
elezioni georgiane del 26 ottobre, sostenendo che vi siano state
"significative irregolarità" - la risoluzione chiede poi un
nuovo voto entro un anno sotto la supervisione internazionale e
l'imposizione di sanzioni agli alti funzionari georgiani, tra
cui Kobakhidze. Una posizione molto più netta - ma totalmente
irrilevante - rispetto a quella di Consiglio e Commissione, che
hanno criticato sì il governo, di fatto mettendo nel congelatore
il processo di adesione, senza però arrivare ad imporre sanzioni
o altre misure pratiche. In mezzo a una forte presenza di
polizia, diverse migliaia di manifestanti si sono radunati
nuovamente in serata davanti alla sede del Parlamento georgiano,
bloccando il traffico sul viale principale di Tbilisi.
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