BRUXELLES - "Teresa Ribera è socialista: l'accordo tra noi e il Partito popolare europeo sin dall'inizio della legislatura è stato tra forze europeiste, è un accordo che va rispettato: non è accettabile che si metta sullo stesso piano Ribera e Raffaele Fitto. Se cade l'accordo ne risponderà Manfred Weber". Lo ha detto la presidente del gruppo dei Socialisti Ue, Iratxe Garcia Perez, intercettata dai cronisti al termine della riunione di S&D in vista delle audizioni di domani.
La delegazione Partito democratico a Bruxelles in vista del voto, atteso per domani, ha riferito di voler svincolare il giudizio sulle qualifiche di Fitto sul portfolio assegnato - valutazione che dipenderà esclusivamente dall'audizione - dalla nomina alla vicepresidenza esecutiva sulla quale, viene spiegato, permangono dei dubbi tra i Dem. La decisione sulla qualifica da vicepresidente esecutivo, aggiungono le stesse fonti, è prerogativa esclusiva della presidente Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
La nomina di Raffaele Fitto ai vertici della Commissione europea non sarà in discesa. Dopo l'audizione di domani mattina il candidato di Giorgia Meloni è possibile che non ottenga subito la maggioranza dei due terzi dei coordinatori della commissione Regi all'Eurocamera: alla vigilia del voto, Verdi, S&d, Renew e The Left sarebbero intenzionati a non sostenerne la nomina in prima battuta. A quanto si apprende a Bruxelles, se pure è probabile che l'audizione di Fitto sarà marcatamente pro-europeista, il nodo politico resta l'attribuzione della vice presidenza a un partito che a luglio non ha sostenuto il bis di Ursula von der Leyen alla Commissione europea. Equiparando Ecr, di fatto, ai gruppi che invece hanno sostenuto la leader tedesca.
A quel punto gli scenari sarebbero due. Il Ppe potrebbe decidere di forzare la mano e spingere per un voto su Fitto per cui è richiesta la sola maggioranza semplice, facilmente raggiungibile solo con la destra, con il sostegno quindi di Ecr, famiglia politica di Fitto, dei Patrioti per l'Europa e Europa delle Nazioni. Ma un voto così configurato sarebbe uno strappo del Ppe con i gruppi di maggioranza che non auspica neanche von der Leyen. Più probabile che si decida di posticipare il voto su Fitto, dando vita a un effetto domino che andrebbe a riversarsi su altre tre vicepresidenze per cui sarebbe difficile ottenere la maggioranza dei due terzi: il francese liberale Stéphane Séjourné, la spagnola socialista Teresa Ribera e la finlandese dei Popolari, Henna Virkkunen. È possibile, dunque, che nella serata di martedì, finite le sei audizioni, si abbiano quattro vicepresidenti sprovvisti della maggioranza dei due terzi dei coordinatori e le decisioni potrebbero essere rimandate a mercoledì mattina, dando la possibilità a von der Leyen stessa di scendere in campo e negoziare una eventuale modifica dei portafogli in gioco.
Per i socialisti non esiste alcun pregiudizio sulle sue deleghe ma rimane aperto un problema politico per Ursula Von der Leyen che ha compiuto un atto politico aprendo la sua maggioranza alla destra. È emerso con chiarezza hanno aggiunto le stesse fonti dei socialisti al termine della riunione del bureau di gruppo che il problema non è né Fitto, e né l'Italia, ma tutto politico per la Commissione. Oggi, con il rinvio del candidato commissario designato dall'Ungheria, Oliver Varhelyi, è caduto un muro: oggi gli è stato detto di no, grazie a un sussulto del Parlamento.
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