(di Pietro Guastamacchia)
L'ombra di Viktor Orban torna a
minacciare Ilaria Salis. Dopo averlo più volte preannunciato, le
autorità ungheresi hanno chiesto al Parlamento europeo di
revocare l'immunità all'eurodeputata di Avs tenendo aperta una
saga giudiziaria che va avanti da oltre un anno e mezzo.
Budapest intende dunque proseguire le indagini sulla presunta
aggressione dell'attivista italiana ai danni di militanti
dell'estrema destra magiara, chiedendo che le sia revocato lo
scudo della protezione parlamentare ed esponendola così al
rischio di un ritorno nelle carceri ungheresi dove è stata
detenuta per quindici mesi prima di conquistare l'elezione in
Europa e ottenere la liberazione.
L'annuncio della presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola,
di aver ricevuto l'istanza da parte di Budapest è arrivato nel
mezzo della sessione plenaria a Strasburgo. "Non è una
coincidenza che la richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10
ottobre, il giorno successivo al mio intervento in Aula", ha
subito commentato l'ex maestra di Monza richiamando il suo primo
faccia a faccia con Orban avvenuto senza esclusione di colpi due
settimane fa proprio tra i banchi della sede dell'Eurocamera
nella città alsaziana. "I tiranni faticano a digerire le
critiche", ha attaccato l'eurodeputata in un lungo post sui
social, accusando l'Ungheria di "non avere le condizioni minime
affinché si possa svolgere un processo giusto, né per me né per
nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista". E
facendo appello al Parlamento europeo affinché "difenda lo stato
di diritto e i diritti umani".
La risposta di Budapest non ha tardato ad arrivare. "Il fatto
che ti comporti da vittima non è solo sconcertante, ma anche
assolutamente disgustoso. Non sei stata arrestata per le tue
opinioni politiche, sei stata arrestata e processata per casi di
aggressione a mano armata contro ungheresi innocenti", ha
tuonato su X il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs,
definendola "una delinquente comune" e non "una martire". Uno
scontro che si è esteso anche a maggioranza e opposizione. "Le
vittime dell'aggressione meritano giustizia ed è giusto
permettere loro di capire, attraverso un equo processo, cosa sia
realmente accaduto", ha tagliato corto l'eurodeputata leghista
Susanna Ceccardi. Mentre sul fronte opposto - oltre ai leader di
Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli - anche il dem
Pierfrancesco Maran ha preso le difese della brianzola
preannunciando la sua volontà di "votare affinché resti libera
di fronte all'ennesima persecuzione di Orban". E anche tra le
file della politica ungherese il fronte anti-Orban, capeggiato
dalla socialista Klara Dobrev e dal popolare Peter Magyar, ha
rivendicato l'azione "molto più rigorosa e democratica"
dell'Europarlamento rispetto a quella delle autorità magiare.
La richiesta di sospensione dell'immunità finirà ora sul
banco della commissione Affari giuridici dell'Eurocamera. L'iter
potrebbe durare alcuni mesi, come accaduto per gli eurodeputati
coinvolti nel Qatargate. "In quel caso - viene evidenziato da
fonti parlamentari - c'era però la pressione di tutto il
Parlamento per procedere rapidamente", mentre su Salis "gli
eurodeputati potrebbero decidere di agire con più calma,
prendendo tutte le precauzioni necessarie". Il primo passo si
compirà comunque nella prima settimana di novembre, quando la
commissione dovrà scegliere a quale eurodeputato affidare la
stesura della relazione sulla vicenda Salis. Poi partirà l'esame
di tutti i documenti presentati dalle autorità ungheresi e si
deciderà se organizzare un'audizione dell'eurodeputata. Soltanto
in seguito la richiesta dovrà passare il duplice voto della
commissione e della plenaria: con tutta probabilità all'inizio
del 2025.
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