(di Mattia Bernardo Bagnoli)
La Commissione europea torna
sull'intesa Italia-Albania dopo che la sentenza del Tribunale di
Roma - basata a sua volta su un pronunciamento della Corte di
Giustizia Ue - ha costretto il governo di Roma a intervenire.
"Siamo a conoscenza della situazione e siamo in contatto con le
autorità italiane", ha dichiarato una portavoce dell'esecutivo
Ue ricordando che le misure applicate nelle strutture albanesi
"devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e
non devono indebolirlo".
A Bruxelles confermano che il nodo della questione è il
concetto di "Paese sicuro" dove i migranti possano essere
rimpatriati se non hanno diritto all'asilo e che, al momento,
esistono solo "liste nazionali", stilate da ogni capitale dei
27. L'idea, però, è quella di avere un elenco approvato a
livello comunitario e la Commissione conferma che ci "lavorerà"
nel quadro dell'attuazione del nuovo Patto sulla migrazione e
della direttiva sui rimpatri prossima ventura, che sarà rivista
così come chiesto dai leader al Consiglio Europeo della
settimana passata. La percentuale di chi rientra nel suo Paese
di origine, volontariamente o forzatamente, è infatti ancora
troppo bassa (circa il 20% delle ordinanze) e l'esecutivo
blustellato ha varato negli ultimi anni diverse misure per
migliorare i numeri, nel quadro però della legislazione attuale.
Il dettaglio è cruciale. L'intenzione, infatti, è di rivedere
in parte le norme attuali, probabilmente in senso ristrettivo,
così da permettere ai 27 un giro di vite sui rimpatri,
soprattutto nei confronti di chi ha commesso crimini o viene
giudicato un pericolo per la sicurezza (è quanto hanno chiesto
alla vigilia del Vertice Ue 17 Paesi europei, tra cui Germania,
Francia e Italia). Come sempre, però, il dibattito sulla
migrazione accende gli animi e incendia lo scontro politico. La
richiesta - presentata dal gruppo dei Verdi e sostenuta da
Liberali, Socialisti e Sinistre Ue - di aggiungere al calendario
della Plenaria dell'Eurocamera un dibattito sulle "conseguenze
della sentenza del tribunale di Roma in merito all'accordo tra
Italia e Albania" è stata respinta grazie all'asse tra il Ppe, i
conservatori di Ecr, i Patrioti ed il gruppo dei sovranisti di
Esn.
Ma i Popolari fanno parte della maggioranza europeista che ha
portato alla riconferma di Ursula von der Leyen - i commissari
designati devono ancora passare le forche Caudine del Parlamento
- e questa strategia dei due forni, quando si tratta di
migrazione, potrebbe creare malumori tra i partner della
coalizione. Insomma, il vento è cambiato a Bruxelles ma sino ad
un certo punto. Il diritto, ad esempio, resta il diritto. E la
sentenza di Roma-Lussemburgo potrebbe avere un impatto pure
sulle soluzioni innovative al momento allo studio, come gli hub
per i rimpatri. "La discussione è appena iniziata, ci sono vari
modelli e diverse posizioni sulla legalità e la fattibilità,
dunque è difficile dire quale correlazione ci sarà", precisano
alla Commissione. "Ma è chiaro che prenderemo in considerazione
tutti gli elementi presenti sul tavolo nel quadro della
riflessione sugli hub".
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