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Slitta la nuova Commissione, i socialisti contro Fitto

Slitta la nuova Commissione, i socialisti contro Fitto

Pd: "No ai pregiudizi ma serve coerenza con la maggioranza Ue"

Bruxelles, 11 settembre 2024, 12:15

Michele Esposito

ANSACheck
Slitta la nuova Commissione, i socialisti contro Fitto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Slitta la nuova Commissione, i socialisti contro Fitto - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - Non è passato neanche un mese dalla sua elezione per il bis alla testa della Commissione e Ursula von der Leyen si ritrova nuovamente a fare i conti con un'Eurocamera in ebollizione. Veti incrociati, malumori bipartisan e il nodo delle quote rosa hanno alla fine costretto la presidente dell'esecutivo Ue a rinviare di una settimana la presentazione del suo nuovo team. Il pressing su von der Leyen e sull'idea di assegnare la vice presidenza esecutiva a Raffaele Fitto ha raggiunto i massimi: "Con Ecr nel cuore della Commissione, non la voteremo", hanno avvertito i socialisti.

La presentazione del team avrà luogo il 17 settembre, a Strasburgo, alle prime battute di una plenaria che si preannuncia caldissima. Formalmente a causare lo slittamento è stato il fatto che il Parlamento sloveno solo venerdì voterà il suo nuovo candidato, Marta Kos, dopo la rinuncia di Tomaz Vesel. Ma il tema delle quote rose nasconde solo parzialmente il caos che sta attorniando le nomine di Ursula. Contro il ministro per gli Affari Ue, la Coesione, il Sud e il Pnrr il rischio è che si crei un'asse tra socialisti, liberali e verdi. Tutti e tre i gruppi sono parte della maggioranza che, a dispetto dei conservatori, ha eletto von der Leyen. Tutti e tre sono contrari ad una 'europeizzazione' di Ecr e pretendono che la nuova Commissione rispecchi la maggioranza al Pe, sebbene tra i 27 Paesi membri, a prevalere nettamente, siano i governi di centrodestra. "Ignorare il processo dello Spitzenkandidat, minare l'equilibrio di genere nel collegio, mettere un commissario per l'occupazione il cui impegno nei confronti dei diritti sociali è a dir poco discutibile, portare proattivamente l'Ecr nel cuore della Commissione: questa sarebbe la ricetta per perdere il sostegno dei progressisti", ha tuonato Iratxe Garcia Perez. Tradotto: il gruppo S&D spinge affinché von der Leyen convinca il Lussemburgo a candidare lo Spitzenkandidat socialista, Nicolas Schmit, al posto del popolare Christophe Hansen; vuole il portafoglio per gli Affari Sociali (che secondo le indiscrezioni è diretto ad un popolare) ed è contrario a Fitto come vicepresidente esecutivo. La galassia socialista, tuttavia, non è compattissima. Sulle barricate ci sono le delegazioni tedesche e francese.

Più morbida la linea del Pd, che dopo una riunione degli eurodeputati ha spiegato che "valuterà Fitto senza pregiudizi" e che non sono stati gli italiani a porre il problema del ministro meloniano. Fitto, ha avvertito la delegazione, "dovrà però dare segnali ampiamente europeisti" nel corso della sua audizione. In serata è stata però la stessa Elly Schlein ad indurire la posizione dei dem. "Abbiamo sempre sostenuto un portafoglio di peso per l'Italia" ma "von der Leyen dovrà tenere conto della maggioranza che l'ha votata in Parlamento", ha sottolineato. Nella città belga di Ostenda, nel frattempo, i liberali riuniti negli study days sono tornati a mostrare i denti. "I commissari devono essere indipendenti dai loro governi e dimostrare un impegno europeo. Chiederemo loro di confermare di credere fermamente nell'ulteriore integrazione dell'Ue come progetto politico", è sottolineato nel documento finale. I Greens, invece, si sono espressi già lunedì. E la loro posizione non è dissimile da S&D e Renew ma, viene spiegato, il vero obiettivo dei verdi è che l'asse tenga. In caso contrario sarebbe difficile per gli ecologisti mettersi, in solitaria, di traverso.

Sulla sponda opposta il Ppe mantiene un cauto silenzio ma ha già reagito a modo suo: chiedendo a von der Leyen di limitare i poteri di Teresa Ribera, la socialista spagnola diretta alla vicepresidenza esecutiva con delega alla Concorrenza. Su Fitto, tra i popolari, non c'è nessun ripensamento. Il ministro è considerato un uomo nel dialogo, formatosi in un centrodestra moderato, oltre che un passepartout per avvicinare il governo Meloni alla linea del Ppe ed evitare l'isolamento di un Paese chiave come l'Italia. Da qui a martedì toccherà a von der Leyen convincere gli altri tre gruppi della maggioranza. Poi toccherà ai commissari convincere gli eurodeputati. E per tutti, Fitto incluso, non sono permessi errori.

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