"Credo sia necessario
ridefinire in modo più chiaro il reato di traffico di migranti a
livello internazionale, perché la definizione contenuta nel
protocollo di Palermo, elaborato nell'ambito delle Nazioni
Unite, è un po' troppo vaga, e inoltre risale a 20 anni fa,
quando il fenomeno era molto diverso". Lo afferma Calogero
Ferrara, esperto italiano sul traffico di migranti che sta
lavorando a un rapporto in cui si delineano le ragioni per cui
il Consiglio d'Europa potrebbe redigere un nuovo strumento, come
una convenzione o una raccomandazione sulla prevenzione e sulla
lotta a questo fenomeno, e che sarà consegnato entro la fine del
2024.
"Quando il protocollo di Palermo vide la luce era un testo
innovativo, ma allora il reato di traffico di migranti
consisteva principalmente nel trasporto di poche persone, magari
nascoste in una macchina o in un furgone, per attraversare una
frontiera, non c'erano certo gli eventi di centinaia di migliaia
di persone che attraversavano il Mediterraneo, e non c'erano i
barconi di profughi che affondano davanti alle coste", spiega
Ferrara che sta partecipando a una conferenza organizzata dal
comitato europeo sui problemi penali del Consiglio d'Europa
dedicata al traffico dei migranti, un tema di cui si occupa dal
2016.
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