BRUXELLES - La Corte di Giustizia dell'Ue ha respinto il ricorso di Google e Alphabet contro la maxi multa per 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Ue al gruppo di Mountain View. L'esecutivo comunitario aveva constatato nel 2017 che Google ha abusato della sua posizione dominante nello Spazio economico europeo nel comparto delle ricerche generiche su Internet, favorendo il proprio comparatore di prodotti, rispetto a quelli dei comparatori di prodotti concorrenti. Il Tribunale aveva già respinto il ricorso della società nel novembre 2021.
"Siamo delusi dalla decisione della Corte, questa sentenza si riferisce a un insieme di fatti molto specifico: abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi", ha dichiarato un portavoce di Google. La vice presidente esecutiva della Commissione Margrethe Vestager ha parlato di "vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale". "Nella scala da 1 a 100 di sorpresa credo di essere a 99", ha detto. "Naturalmente, ho trovato molto incoraggiante che gli avvocati generali, a suo dire, si fossero schierati dalla nostra parte. Ma ancora con le perdite che abbiamo avuto" attorno a me lo segnalavano come un dato positivo. "Mi ero preparata ad affrontare una possibile sconfitta a muso duro, ma è stata una vittoria che mi ha fatto piangere, perché è molto importante, è molto importante condividere con i contribuenti europei che una volta tanto la giustizia fiscale può essere fatta", ha aggiunto ancora.
"La sentenza odierna della Corte di giustizia è di fondamentale importanza per i consumatori europei: la Corte ha confermato che Google non può negare ingiustamente ai consumatori europei l'accesso a informazioni online complete e imparziali su dove trovare le migliori offerte", ha affermato in una nota il direttore generale dell'associazione di consumatori europea (Beuc), Agustín Reyna. "Google - aggiunge - ha abusato della sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca per negare illegalmente ai servizi di shopping comparativo rivali la possibilità di competere in modo equo" e ha danneggiato "milioni di consumatori europei facendo in modo che i servizi di shopping comparativo rivali fossero praticamente invisibili". "Le pratiche illegali di Google hanno impedito ai consumatori di accedere a prezzi potenzialmente più convenienti e a utili informazioni sui prodotti fornite dai servizi di comparazione concorrenti su ogni tipo di prodotto, dai vestiti alle lavatrici", ha poi concluso.
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