(di Mattia Bernardo Bagnoli)
Ursula von der Leyen sceglie lo
Strategic Forum di Bled, in Slovenia, per articolare
l'importanza dell'allargamento (in generale) e l'integrazione
dell'area balcanica (in particolare) per l'Europa di oggi e di
domani. "L'Unione Europea si sta reinventando e in un'epoca di
rivalità geostrategiche un'Ue più grande ci dà una voce più
forte nel mondo", assicura la presidente dell'esecutivo
blustellato. La Russia ovviamente lo sa e non se ne sta con le
mani in mano. "Ogni volta che si registrano progressi verso la
riconciliazione nei Balcani occidentali, il Cremlino cerca di
fomentare vecchi conflitti", attacca von der Leyen, che esorta a
tenere la bara dritta verso il giusto futuro. Naturalmente
europeo.
"La Russia è costantemente al lavoro per seminare divisioni,
sia all'interno dei Balcani occidentali, sia tra i Balcani
occidentali e il resto dell'Europa, ma la stragrande maggioranza
della popolazione vuole l'integrazione, non la frammentazione",
spiega tra gli applausi. Il processo di avvicinamento ha d'altra
parte imboccato una rotta nuovo con il Piano di Crescita dei
Balcani, che di fatto anticiperà - di pari passo con le riforme
- i dividendi economici dell'ingresso nell'Ue, permettendo una
dinamica più serena tra i partner balcanici e Bruxelles. "La
guerra in Ucraina è per l'Europa un punto di svolta come il
1989. Viviamo in un mondo diverso e siamo costretti a ripensare
le nostre politiche e i nostri obiettivi: l'integrazione dei
Balcani occidentali nell'Ue è d'importanza critica", ha notato
von der Leyen.
Certo, non lo è meno dell'avvicinamento di Ucraina, Moldavia
e Georgia (chissà, forse in un giorno non lontano anche
dell'Armenia), guarda caso tutti fronti caldi con la Russia, che
"crede di poter fare ciò che vuole con la sua cosiddetta sfera
d'influenza". Ecco allora che von der Leyen dà una piccola
anticipazione: "L'allargamento deve essere un lavoro a tempo
pieno, serve un'attenzione totale, e per questo motivo nominerò
un commissario appositamente dedicato". Senza altre deleghe,
dunque. Poi una stoccata. "La nostra volontà politica
d'integrare al più presto i Paesi dei Balcani si accompagna alla
nostra ferma determinazione che l'Ue è una comunità di
democrazie: qualsiasi compromesso con i nostri principi
democratici sarebbe fatale per il raggiungimento dei nostri
obiettivi". Insomma, moltiplicare l'esperienza dell'Ungheria non
sarebbe saggio.
Il riferimento però potrebbe valere anche per la Turchia,
finita ormai sul binario morto dell'allargamento in seguito alla
torsione autoritaria impressa da Erdogan. Ankara non ci conta
più e infatti ha già presentato richiesta per entrare a far
parte dei Brics, a trazione sino-russa.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA